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Caso Orlandi, Nuzzi pubblica l'intercettazione tra le guardie vaticane prima dell'interrogatorio

Giovanni Ruggiero
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Ci sono nuovi pezzi di verità anche sulla scomparsa di Emanuela Orlandi nell'ultimo libro del giornalista Gianluigi Nuzzi intitolato "Peccato originale". Il mistero sulla 15enne cittadina vaticana, scomparsa 34 anni fa senza che oggi se ne conosca il motivo è uno dei filoni approfonditi dallo scrittore, ancora una volta in libreria con un lavoro sulle ombre del Vaticano. Una dichiarazione recente di Papa Francesco sul caso Orlandi sembrava voler mettere la parola fine sulla vicenda. Il pontefice ha detto che la ragazza ormai "sta in cielo". Nessun rapimento, quindi, ma un omicidio? I dubbi sollevati da Nuzzi quindi si concentrano sulle eventuali responsabilità che uomini del Vaticano avrebbero con la morte della ragazza. Nuzzi ha spiegato al Corriere della sera che per scrivere quest'ultimo libro ha lavorato su tre fili che "annodandosi tra loro costituiscono una fitta trama di interessi opachi, violenze, menzogne, ricatti e soffocano ogni cambiamento". Ci sono quindi i dettagli sui conti di personaggi dello spettacolo depositati allo Ior, l'istituto di credito vaticano, ma anche i documenti sulla trattativa riservata tra big della magistratura romana e e altissimi prelati che informarono il procuratore Giancarlo Capaldo, da anni impegnato nelle indagini sulla Orlando, quanto fossero imbarazzati per l'eccessiva "tensione massmediatica". Ad attirare l'attenzione dei media era stata la scoperta della tomba di Enrico "Renatino" De Pedis, il boss della banda della Magliana, nei sotterranei della chiesa di Sant'Apollinare. Sul boss romano da anni si erano adombrati sospetti su un suo ruolo nella scomparsa della Orlandi. E alle alte sfere romane cominciavano a infastidire i pettegolezzi su possibili rapporti tra loro e il boss romano, capace di farsi seppellire in un luogo così particolare, dopo una donazione generosa di 500 milioni di lire. Un presunto accordo con i magistrati permise la traslazione della salma altrove, in cambio il Vaticano fornì con discrezione l'accesso a 409 cassette di sicurezza e 52.188 ossa umane. Ma della Orlandi non si è mai trovata traccia. Tra i documenti riportati da Nuzzi sul caso Orlandi c'è anche un'imbarazzante intercettazione telefonica. La chiamata è tra il gendarme vaticano Raul Bonarelli e quello che lui chiama "capo", cioè Camillo Cibin, ispettore del corpo della Gendarmeria. La conversazione risale al 12 ottobre 1993, un giorno prima dell'interrogatorio che il gendarme doveva rendere ai magistrati italiani proprio sulle indagini al caso Orlandi. Il superiore si preoccupa sostanzialmente di imbeccare il gendarme e spiegargli per filo e per segno cosa deve dire ai magistrati italiani. Cibin: "Ho parlato con Sua Eccellenza Bertani... E dice... per testimone, e dici quello che sai... che sai della Orlandi? Niente! Noi non sappiamo niente!... Sappiamo dai giornali, dalle notizie che sono state portate fuori! Del fatto che è venuto fuori di competenza... è... dell' Ordine Italiano". Bonarelli: "Ah, così devo dire?" C.: Ebbè, eh... che ne sappiamo noi? Se te dici: io non ho mai indagato... l' Ufficio ha indagato all' interno... questa è una cosa che è andata poi... non dirlo che è andata alla segreteria di Stato. B.: No... no, noi io all' interno non devo dire niente. C.: Niente. B.: Devo dire, io all' interno non devo dire niente, all' esterno è stata... C.: All' esterno però, quando è stata la magistratura vaticana... se ne interessa la magistratura vaticana... tra di loro, questo qua... niente dici, quello che sai te, niente! B.: Cioè, se mi dicono però se sono dipendente vaticano, che mansioni svolgo, non lo so, mi dovranno identificare, lo sapranno chi sono. C.: Eh, sapranno, perché che fai, fai servizio e turni e sicurezza della Città del Vaticano, tutto qua? B.: Eh... Va bene, allora domani mattina vado a fare questa testimonianza, poi vengo, vero? C.: Poi vieni, sì, sì. B.: Va bene. 

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