Nord Corea, le coste giapponesi depredate dai pescatori-pirati
E' una vera e propria flottiglia. Quella di pescherecci nordcoreani che sono stati intercettati al largo delle corte giapponesi: 64 dall'inizio dell'anno, una trentina solo nelle ultime settimane. Quello che ha fatto più notizia è il battello sul quale sono stati trovati 18 cadaveri: pescatori nordcoreani uccisi dal freddo e dalla fame dopo essere andati alla deriva forse per settimane nel mar del Giappone settentrionale. Le autorità di Tokio sono giunti alla conclusione che non si tratti di tentativi di fuga dal regime di Pyongyang. Ma che la settantina di barche trovate alla deriva da inizio anno siano veramente pescherecci che sono finiti alla deriva dopo aver perso la rotta o esaurito il carburante. Per il regime, sopratutto nei mesi invernali in cui la produzione agricola del Paese è ferma, la pesca è essenziale. Come riporta il Corriere della Sera, è stato lo stesso Kim Jong-un a sostenere che la pesca in inverno è «una battaglia importante, i pescherecci sono come navi da guerra, proteggono il popolo e la patria…I pesci sono come pallottole e proiettili per l'artiglieria". Loro, i pescatori, soffrono la concorrenza cinese, i cui battelli hanno praticamente invaso le acque territoriali nordcoreano, spingendo i percherecci di Pyongyang sempre più al largo, fino all'isola giapponese di Hokkaido. E ora pare che questi disperati si stiano trasformando in pirati, spinti da fame e stenti: l'altra settimana, una corvetta giapponese ha intercettato una imbarcazione nordcoreana dalla quale, nei minuti precedenti l'abbordaggio, venivano gettati degli oggetti: l'equipaggio ha detto poi di essere approdato su uni'sila, aver raggiunto un rifugio per percatori in difficoltà e, dopo essersi rifocillato, di aver razziato ttutto quello che poteva: a bordo sono stati trovati un televisore, un frigorifero, un pannello solare, un bollitore per il riso e una motocicletta. Tutto materiale "made in Japan".