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Corea del Nord, il retroscena sul vertice prima delle Olimpiadi: così Trump perde un alleato

Giovanni Ruggiero
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Più dei test nucleari di Kim Jong-Un in Corea del Nord, quel che preoccupa Donald Trump sono i tentativi sempre più insistenti dei politici sudcoreani di trovare una via pacifica con Pyongyang. Tra le due Coree è in corso la trattativa per un incontro di "armistizio" in vista delle Olimpiadi invernali di Seul. Il vertice si svolgerà nel villaggio di Pyeongchang, lungo quel confine già teatro di scontri tra i due eserciti, con l'obiettivo di permettere agli atleti del nord di partecipare ai Giochi, così come già accaduto a Sydney e Atene. Sarebbe un piccolo passo in avanti, un gesto simbolico che riapra il dialogo fino a pochi mesi fa ritenuto impossibile. Leggi anche: "Kim è un malato di mente", il sospetto del portavoce della Casa Bianca I sudcoreani però dovranno fare tutto da soli, visto che gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di facilitare l'incontro nè tantomeno vogliono aprire una trattativa con Kim Jong-Un, almeno finché il dittatore non intraprenda una seria manovra di denuclearizzazione: "Noi apprezziamo i fini e le iniziative della Corea del Sud - dicono i portavoce della Casa Bianca - ma la nostra linea e la nostra strategia non sono cambiate". Leggi anche: Trump scatenato, la minaccia sul "grosso" pulsante nucleare A fare il tifo per una riconciliazione in occasione delle Olimpiadi c'è il terzo incomodo per Trump, la Cina. Da Pechino hanno gradito l'operazione sui Giochi e sperano che il vertice porti i frutti sperati. A quel punto per Trump sarà ben più complicato tenere a bada l'alleato sudcoreano.

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