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Federica Mogherini, attacco contro Donald Trump per le sanzioni all'Iran

Cristina Agostini
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Sanzioni buone e sanzioni cattive. Sanzioni giuste e sanzioni inique. La vecchia Europa, specialista nel sospetto e sbilenco metodo dei «due pesi e due misure» ed entusiastica portabandiera delle discutibili misure anti-russe, si scaglia a testa bassa contro quel cattivone di Donald Trump, che - coerentemente con l' uscita in maggio dall' accordo sul nucleare iraniano - dà il via come promesso alla prima tranche di pesanti restrizioni ai danni di Teheran, che continua a ritenere lo Stato canaglia, il foraggiatore numero uno del terrorismo internazionale e delle rivolte in Medio Oriente. Ragioni che non contano un fico per l' ineffabile reduce renziana Federica Mogherini, collezionista di gaffes e di vuote formulette, maestrina dalla matita blu pronta a sottolineare i pericoli per gli equilibri mondiali che verrebbero dai due irresponsabili despoti che rispondono ai nomi di Trump e Putin. La miracolata dell' epoca d' oro del Matteo di Rignano sull' Arno sottoscrive, con i soliti ministri tedesco, francese e britannico, un documento di fuoco contro la decisione della Casa Bianca («profondo rammarico e contrarietà»), senza nemmeno prendere in considerazione i dati e le circostanze portate dal presidente-tycoon. Leggi anche: "Perché la Mogherini deve andare a casa". Demolita da Becchi L' ennesimo strappo con l' America del premiato asse Bruxelles-Berlino-Parigi-Londra, che arriva a prevedere l' immediato blocco delle sanzioni anti-Teheran a tutela delle libere e legittime relazioni commerciali intessute dalle aziende europee, offre un meraviglioso assist al regime degli ayatollah. Un paio di suoi ministri possono trionfalmente declamare che Trump è isolato nello scacchiere planetario, sostenuto soltanto - poverino - dall' odiato leader israeliano Netanyahu e dall' aborrito erede al trono saudita Mohammed Bin Salman. Ma il presidente che ha conquistato con il suo «America first» la grande maggioranza del suo popolo, se ne frega e non si smuove di un millimetro. E si dichiara di nuovo pronto a incontrare il presidente Rohani come e quando voglia. Facendo capire che sarebbe bene che tenesse bene a mente e considerasse la sua odierna disponibilità. Dopo potrebbe essere tardi. In questo clima di forte tensione - un braccio di ferro dagli esiti incerti - dalla mezzanotte (le sei di stamattina italiane) sono scattate puntuali le prime sanzioni, che coinvolgono soprattutto il settore automobilistico iraniano, qualsiasi scambio in dollari, oro e metalli preziosi, l' importazione negli States dei pregiati tappeti persiani e dei prodotti alimentari tipici. Se nulla di nuovo accadrà, dal 5 novembre via alla seconda ondata, una mazzata che colpirà al cuore l' economia di Teheran e avrà conseguenze su vasta scala: petrolio, banche, compagnie di navigazione. Trump glielo ripete: o uscite allo scoperto e scegliete la chiarezza, o vi dibatterete nella crisi. A voi la scelta. Lui la sua l' ha fatta. di Giovanni Masotti

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