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Khashoggi, il giornalista "fatto a pezzi al consolato di Istanbul": la devastante accusa all'Arabia Saudita

Caterina Spinelli
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"È come Pulp Fiction". Questa la frase utilizzata da un ufficiale per descrivere una scena agghiacciante: la morte del dissidente saudita e commentatore di punta del Washington Post, Jamal Khashoggi. Il giornalista - spiega il New York Times - è stato ucciso e smembrato all'interno del consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul il 2 ottobre scorso, ma scoprire cosa sia davvero successo all'interno di quelle mura è quasi impossibile. Il quotidiano statunitense però ci prova e quello che riesce a ricostruire è drammatico.  Sono le 3.13 della mattina quando un Gulfstream privato proveniente dall'Arabia atterra a Istanbul, a bordo 9 persone, che immediatamente si recano in un hotel prenotato per tre notti. Passa la mattinata e si arriva alle 13.14, ora in cui Khashoggi si reca al consolato per ritirare dei documenti necessari al suo matrimonio con Hatice. Alla donna, che resta in attesa all'esterno, il giornalista dice: se non esco dai l'allarme. Ore 16: due veicoli (compreso un furgone) lasciano la sede diplomatica e si fermano alla residenza del console, poco distante. Per la polizia, il personale locale era stato messo all'improvviso in libertà. Hatice, intanto, chiama un consigliere del presidente turco Erdogan per dare l'allarme. Un'altra ora è passata e arriva un secondo jet da Riad, trasporta 6 passeggeri che si dirigono al consolato saudita. Tutti sono immortalati all'ufficio passaporti. Solo alle 18.20 il primo aereo riparte per Riad per poi essere raggiunto dal secondo.   L'omicidio dev'essere accaduto durante questo lasso temporale. La polizia è convinta che Khashoggi sia stato assassinato in una stanza, attorno alle 15, da due killer, che lo hanno poi trasferito in un'altra per farlo a pezzi. Il seguito? Sono due le ipotesi più probabili: o è stato infilato in una valigia diplomatica oppure sepolto nel giardino della villa del console, luogo dove la Scientifica vorrebbe condurre gli scavi.  Fonti di sicurezza turche rivelano che "l'ordine di uccidere Khashoggi proviene direttamente dai vertici perché solo i più anziani leader sauditi possono ordinare un'operazione di questo tipo e di questa complessità". Insomma, qualcuno ai vertici della Casa reale aveva deciso che Khashoggi doveva esser eliminato. Ma chi? Il giornalista dissidente saudita ha espresso nei suoi commenti critiche violentissime alla guerra in Yemen, sponsorizzata dal principe Moahmmad bin Salman, il vero detentore del potere a Riad. Ma l'Arabia Saudita si difende e il principe Khalid bin Salman bin Abdulaziz, ambasciatore saudita negli Stati Uniti, ha ribadito la sua amicizia con il dissidente, "nonostante l'auto-esilio di Khashoggi". Eppure i due paesi, che si scaricano la colpa a vicenda, sono già in crisi da tempo, una delle tante liti è dovuta alla questione del Golfo. Leggi anche: Khashoggi, il video che incastra Riad

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