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Banche, il piano della Francia per mangiarsi assicurazioni e istituti di credito italiani

Gino Coala
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Cuccia e Maranghi con la loro Mediobanca realizzarono il mandato che si erano dati e di quel capitalismo delle grandi famiglie furono i tutori nel bene e nel male; i loro eredi Nagel e Pagliaro, persone di valore, dovevano essere i custodi finanziari del quarto capitalismo dei Del Vecchio, dei Ferrero, dei Barilla, delle famiglie del packaging bolognese e napoletano, dell' automotive e della meccanica di precisione, e di tanto altro. Non è stato così del tutto. Leggi anche: Macron umiliato dalla nonnina: scambia Angela Merkel per Brigitte Trogneaux A piazzetta Cuccia fanno buoni risultati economici, che si giovano della partecipazione nella gallina dalle uova d' oro che si chiama Generali, e si sono internazionalizzati, ma per me Nagel nella gestione ha almeno in parte fallito perché ha accettato di essere per anni l' ufficiale di collegamento in Italia di un capitalismo predone e pirata d' oltralpe. Bolloré è azionista importante di Mediobanca e, dopo avere avuto tutto quello che voleva, pretende mani libere e mette in crisi il patto di sindacato della banca annunciando senza preavviso la sua uscita. Sempre Bolloré è primo azionista di Telecom, azienda sistemica che controlla telefoni e intelligence. Mediobanca, a sua volta, è azionista importante di Generali così come Unicredit è azionista importante di Mediobanca e stringe rapporti di lavoro strategici con Generali scavalcando, nei fatti, con la solita diplomazia francese, piazzetta Cuccia e indicando, a chi vuole vedere, un itinerario industriale e un disegno internazionale di potere facilmente riconoscibili. I rapporti tra Mustier, capo di Unicredit, e Philippe Donnet, che guida la sua squadra di prima linea tutta francese in Generali, sono strettissimi e, a tratti, appaiono addirittura sinergici. L' unica differenza rilevante tra Mustier e Donnet è che il primo fa ancora molta fatica con l' italiano, il secondo invece lo parla con naturalezza e, a suo modo, si mostra innamorato di questo paese e della sua lingua. LA BANDIERA Il quadro reale in termini di poteri è chiaro e la bandiera francese sventola ormai possente sul pennone di quel che resta della grande finanza di casa nostra. Riusciamo, tra un selfie e l' altro, a porci la domanda di che cosa potrebbe succedere se l' Italia rientrasse stabilmente nel ciclone della speculazione sui mercati? Ve lo dico subito: a prezzi di saldi le grandi banche francesi si comprerebbero i gioielli italiani. Mi chiedo: è quello che vogliamo? Francamente non credo. A chi resta distratto, twitta su tutto da mattina a sera, sproloquia sull' Europa e sull' euro, e dichiara guerra a parole ai fantomatici eserciti francesi e tedeschi, voglio ricordare che l' amministratore delegato di Société Générale, Frédéric Oudéa, non fa mistero di avere scelto la strada della crescita interna e delle grandi alleanze internazionali e, ai suoi occhi, Unicredit, al momento giusto e nelle forme giuste, è l' alleato naturale. Questa è la versione buona, quella alta, poi c' è quella più terra terra dove Unicredit, complice l' indebolimento di capitalizzazione da rischio Italia e il comune sentire con Mustier, diventa tout court preda o comunque pezzo di un disegno di dopodomani che di fatto segna il dominio del credito francese su quello italiano. FANTAFINANZA Può sembrare fantafinanza, forse lo è, magari è anche qualcosa di più. Potremmo un giorno scoprire che Generali non ha solo tutta la prima linea di comando francese - si punta sulle persone giuste e si mette il profilo giusto al posto giusto, ha detto Donnet, e noi ovviamente concordiamo con lui - ma che proprio Generali è diventata essa stessa francese, una colonia di Axa o di qualche altra grande banca d' oltralpe a partire da Société Générale, magari via Unicredit, con la regia di Mustier e del pirata Bolloré, entrambi grandi azionisti di Mediobanca, a sua volta azionista rilevante di Generali. Riusciamo per un attimo, almeno per un attimo, tra una manovra del popolo e l' altra, senza farci riprendere da una telecamera di Facebook, a renderci conto di che cosa stiamo parlando e a che punto siamo precipitati? Ricordo il racconto di un gentiluomo, Giancarlo Cerutti, azionista privato nel patto di sindacato della Mediobanca di Cuccia. Ero lì, ho sentito e visto tutto, con le mie orecchie e con i miei occhi dice lui. D' accordo, ma che cosa hai visto e sentito, chiedo io? Un dialogo tra Cuccia e Maranghi, il primo diceva al secondo: Vincenzino ti vedo preoccupato ma non ti preoccupare, se è caduto l' impero romano, può cadere anche Mediobanca. Poi si ferma, sospira e, girandosi di scatto, guarda fisso negli occhi Maranghi e dice: ma le Generali no, ricordati no; Vincenzino, le Generali mai, perché ha le chiavi della cassaforte italiana, sono il tesoro del paese. Siamo arrivati fin qui, svegliamoci! Bolloré è un pirata, non lo dico io, sia chiaro, lo dice il francese buono Hollande, buono perché a differenza di Sarkozy e di Macron non accettava di incontrarsi con Merkel senza la presenza dei premier italiani Monti e Letta. Hollande in Francia è stato anche capo di stato e ha definito Bolloré "pirata" mentre stava all' Eliseo. Io mi permetto solo di dire che non ha il classico pelo sullo stomaco ma la moquette, Cattaneo lo avevano chiamato loro per guidare Telecom, ha fatto risultati straordinari. Era troppo bravo e, quindi, lo hanno riempito di soldi e lo hanno mandato a casa e così è successo anche con l' avvicendamento tra Greco e Donnet in Generali, stessa storia. Diranno che non è vero, ma è vero. È successo, è proprio così. di Roberto Napoletano

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