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Gianluca Savoini, fango e rubli su Matteo Salvini? "Una trappola, cosa è accaduto in quell'albergo"

Davide Locano
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«È una cosa schifosa, una porcheria, non c' è nulla di nulla! La Lega non ha mai preso un centesimo o un rublo dalla Russia, è facilmente verificabile. Hanno piazzato microfoni, intercettato, magari hanno anche mandato qualcuno a recitare una parte. Però guardi, chi di dovere, visto che questi vogliono solo rompere i coglioni a un esponente di governo, riuscirà a capire chi ha registrato, e allora ci sarà da ridere, soprattutto se il mandante è qualcuno che ha voluto creare ad arte questo casino, chissà. Vedrà che si capirà tutto». Gianluca Savoini va dritto al punto. L' uomo di fiducia di Salvini a Mosca, presidente dell'associazione Lombardia-Russia, era già stato tirato in ballo a febbraio dall' Espresso per una presunta trattativa riguardante un finanziamento illecito di Mosca alla Lega in vista delle Europee. Ora è stato nuovamente scaraventato al centro dell'attenzione dal sito americano BuzzFeed che ha riportato il contenuto di una conversazione intercorsa lo scorso 18 ottobre nella hall dell' hotel Metropole di Mosca tra lui e altre persone italiane e russe. Savoini, l'accusa è che lei per conto di Salvini avrebbe escogitato il modo di far arrivare alla Lega soldi da Mosca in cambio di grossi accordi commerciali, su tutti con Eni. «Ma per favore! Denuncio chiunque mi attribuisca azioni illegali: sto facendo la cernita dei giornali. Ma le pare poi che certi colossi mondiali abbiano bisogno di me per fare affari? Con tutti gli uffici che Eni ha nel mondo vuole che scelga la hall di un albergo in mezzo a decine di persone per trattare? Non scherziamo». Chi erano le persone che parlavano con lei? «Non lo so, non ricordo, in quei giorni ne ho viste centinaia. Dato che sono così bravi a fare gli scoop, lo dicano questi giornalisti chi erano. Io ero sceso da solo. Ho trovato alcune persone che avevo incontrato il giorno prima al convegno organizzato da Confindustria Russia e a cui aveva partecipato Salvini. Evidentemente anche loro avevano dormito lì». A un certo punto un uomo italiano che è con lei dice che c' è un accordo da chiudere velocemente perché «le elezioni sono dietro l'angolo». Cosa significa? «Va chiarita una cosa: non era una riunione, io mi alzavo, andavo in giro, parlavo con tutti. Ripeto: non ci siamo dati alcun appuntamento e non ho la minima idea di cosa dica la gente quando non ci sono. Chi lancia queste accuse ne dimostri la fondatezza, ma non ci riuscirà mai. Mi faccia sottolineare una cosa». Dica. «Ho lavorato in ministeri, nelle istituzioni regionali, non ho mai avuto la minima contestazione, ci sarà un motivo». In queste ore ha parlato con Salvini? «No. Ho solo visto che è intervenuto dicendo anche lui che le accuse non stanno in piedi». Lei non ha dubbi che si tratti di un attacco studiato ad arte «È evidente che si tratta di un tentativo di dare fastidio a Salvini». Pensa più alla Sinistra o a M5S? I grillini hanno lanciato sospetti sulla Lega invocando trasparenza. «Non so cos' abbiano detto. Mi sembra strano comunque, anche loro hanno rapporti con la Russia. Anni fa, ad esempio, a Mosca ho conosciuto il sottosegretario Di Stefano. Ma è una cosa normale quando si vuole cooperare bene a livello internazionale e provare a superare le divisioni». Che ruolo ha nella Lega? «Nessuno. Sono iscritto da sempre, conosco Salvini da 25 anni e ogni tanto mi limito ad aiutarlo nei rapporti con Mosca». Com' è nato il suo rapporto con la Russia? «Per passione, dopo la caduta del muro. Si erano rimessi in moto sentimenti identitari che prima erano stati soffocati. Mi è sempre piaciuta anche la loro letteratura. E poi ho pure sposato una donna russa». È vero che nel '91 fu lei a convincere Bossi ad andare a Mosca per incontrare Zirinovskij, il leader dei liberal-democratici? «No. Bossi era già convinto. Voleva ampliare i rapporti internazionali ad Est, e in Russia guardavano con interesse al suo progetto di creare la Padania». di Alessandro Gonzato

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