Cerca
Cerca
+

Andrew Spannaus: "Vi spiego perché la vostra Ue è in pericolo"

Esplora:

Caterina Spinelli
  • a
  • a
  • a

È un grande racconto tragicomico: l' Unione Europea è (quasi) morta, ma non l' hanno avvertita. La presidentessa della Commissione Ursula Von Der Leyen che sorride come la Gioconda al trust di europeisti che l' ha votata; gli interessi legittimi e illegittimi delle banche; la Germania in recessione ma appena appena e il quantitative easing che non basta; il sovranismo che non è defunto e lotta insieme a noi, Salvini i predatori del sovranismo perduto. Sono questi gli ingredienti narrativi di Original Sins, Globalization, Populism and the Six Contradictions Facing the European Union (Mimesis International 2019, 86 pagine), pamphlet provocatorio che Andrew Spannaus ha presentato alla John Cabot University romana innescando un feroce dibattito sul destino e le ipocrisie del Vecchio continente. Spannaus, giornalista e analista americano attivo in Italia dagli anni '90 (con una serie di conferenze profetiche sulla nuova "via delle seta") è un drago della geopolitica. Distilla opinioni sul Vecchio Continente che sanno di apocalisse. Spannaus, lei scrive «l' Europa è nei guai, e gridare contro il sovranismo e il populismo è inutile». E poi pubblica un libro sui Peccati originali della Ue. Non è un tantino catastrofico? «Tutt' altro. L' Europa è costruita su un processo di lenta spoliazione degli Stati Nazionali e delle loro sovranità. Il sistema di politica rappresentativa occidentale - che pure ha i suoi difetti - qui, oggi, è distorto dai mercati finanziari e dai processi speculativi». Anche lei è dell' opinione - molto sovranista - che in Italia non ci sia orgoglio patriottico e che saremmo zerbini di Bruxelles? «In Italia purtroppo non c' è un' idea di interesse nazionale, si è sempre pensato di agire nel solco dell' Europa, mentre altri come la Francia e la Germania fingevano di farlo ma inseguivano gli interessi loro. Sforando sistematicamente i parametri economici che l' Italia aveva rispettato (il rapporto deficit/Pil, ndr). Ora, per esempio, la Germania che è quasi in recessione, rischia grosso». C' è una domanda abbastanza banale nella testa dell' europeista medio: perché gli Usa riescono a sublimare il concetto di confederazione di stati federali, mentre in Europa no e, per dirla grossa, ognuno qua pensa ai cavoli suoi? «Per vari motivi. Il primo è storico. Ogni Stato europeo ha una propria storia di 2000 anni, ognuna diversa dall' altra; ed è molto difficile che abitudini, comportamenti, stili di vita dei paesi mediterranei possano adeguarsi a quelli dei paesi del nord o a quelli dell' est Europa. Il secondo motivo affonda le sue radici nel trattato di Maaastricht del '92. Se la costituzione americana concede una grande flessibilità per il general welfare, il bene comune, i trattati Ue si basano su parametri monetari e principi mercantili. Per esempio, in tema di concorrenza, i singoli Stati della Ue non possono intervenire direttamente nelle materie economiche; e, di fatto, si dà la prevalenza ai mercati finanziari». Suvvia, questa è la teoria dei sovranisti. Che hanno perso le elezioni contro il fronte europeista. Attualmente è un pensiero debole «Tutt' altro. Il sovranismo è tutt' altro che morto, e la protesta popolare non accenna a placarsi. In 3 dei 4 maggiori Paesi della Ue - Italia, Francia, Gran Bretagna - i populisti sono il primo partito. Il problema è che non basta dire "Abbiamo sbagliato con la Grecia", e concedere 10 miliardi di flessibilità per un anno all' Italia: serve riordinare il sistema finanziario per lo sviluppo economico del continente. Salvini l' aveva capito, ed era considerato una minaccia. Ma la sua era una diversa concezione dell' Europa, che poteva piacere o no, ma almeno dietro c' era una visione chiara per contrastare la concentrazione di potere sovranazionale». La vulgata sovranista è che Salvini fosse un distruttore che si poneva dinanzi a un' Europa salvata con un enorme sforzo di lombi e politiche monetarie da Mario Draghi. La condivide? «Tenga conto che Mario Draghi, oggi da tutti osannato, era quello che, formalmente, con lettera Bce, richiese all' Italia grandi riforme perché i mercati, e gli hedge funds, preoccupati, lo volevano. E, diciamola tutta, il quantative esasing (il rastrellamento dei titoli di Stato da parte della Bce, ndr) non ha risolto molto. Certo, ha ridotto i tassi del debito pubblico, ed è un bene, dato che questi tassi vengono stabiliti da un mercato che crea distorsioni. Dal 1981 agli anni 90 il debito pubblico italiano, ora a 2420 miliardi (circa 133%, ndr) era al 90%, e la spesa pubblica era aumentata solo dell' 1%; il grosso del vostro debito pubblico è venuto dopo, dai tassi d' interesse». Scusi, ma mi pare che i numeri dicano altro. Mi pare che l' Italia negli ultimi 40 anni abbia prodotto un disavanzo strutturale di, a memoria, 65 miliardi fino al governo Conte. Tutti i nostri governi hanno per vocazione il deficit dentro «Vero. Ma c' è anche un grande avanzo primario. Vede, e il meccanismo che è sbagliato. Anche col Qe i soldi pompati - di fatto la Bce ha stampato moneta - rimangono nelle banche, non arrivano direttamente alla gente». Ho capito, sta smontando tutta la politica espansiva di Draghi. Ma qual è la soluzione, l' helicopter money, il lanciare i soldi dall' elicottero, inondando direttamente il mercato? «No. La soluzione è un massiccio programma di investimenti pubblici, ponti, strade, reti idroelettriche, ma senza tagliare i servizi pubblici o sanitari». Grazie tante. Un piano alto e condivisibile. Ma i soldi dove li trova? «Scusi, ma se la Bce crea 80 miliardi di euro dal nulla e li dà alle banche, può anche usarli per l' economia reale, no? Sono stati dati trillions e trillions di dollari agli istituti di credito, e nel contempo, la politica ha stretto sull' austerity, una follia totale. Certo, la borsa è tornata a crescere, ma ha distribuito soldi, come al solito, solo verso l' alto». Lei è stato il primo, in un libro profetico, Perché vince Trump, a capire il motivo della vittoria di The Donald contro ogni previsione. Ora Trump potrebbe tornare a vincere, arrivare al rinnovo del mandato presidenziale? «Trump ha una strada in salita, oggi Biden e i primi cinque candidati democratici lo superano nei sondaggi. Da un lato ha protetto la sua manifattura per migliorare l' economia, e ha tagliato le tasse ma per ora ha favorito - anche qui - soprattutto i grandi investitori, le banche, i ricchi in pratica. Però manca il trillion di dollari promesso per gli investimenti in infrastrutture, e la crescita dei salari. Insomma, Donald ha fatto un lavoro parziale. E io temo che nei miei States la bolla del debito possa esplodere, d' altronde i meccanismi speculativi sono spesso gli stessi del 2008: solo che ora al posto dei mutui la nuova bolla è sugli affitti, pochi lo sanno ma è un problema». Però, almeno Trump ha rispettato la promessa di non fare guerre. Non era uno dei due impegni (l' altro era l' economia) su cui aveva basato la sua vittoria? «Sì, ha rispettato la promessa di non fare guerre, di non seguire la filosofia di Bush e di Chaney, che in modo testardamente neocom bombardavano qualunque cosa. Si è scoperto che gli elettori repubblicani sono contro le guerre. Trump ha evitato di intervenire sull' Iran perché un noto conduttore di Fox News l' ha avvertito in diretta "se fai la guerra scordati la rielezione". E, parlando di guerre diverse, anche con la Cina, stringendo sui dazi, di fatto sta ottenendo concessioni a goccia dal Dragone. Il quale, pazientemente, aspetta solo che Trump non venga più rieletto». A proposito di Cina, economicamente la teme o la accoglie? «La Cina va avanti, anche se più lentamente. Ho fatto le mie prime conferenze in Italia, negli anni 90, sulla Via delle seta, conosco la materia. E la via delle seta è un' ottima cosa, se ci apre a nuovi mercati, ma è sbagliata se utilizzata per portare in Occidente prodotti in dumping, cioè per ammazzare le nostre imprese. Temo che, in questo senso, la Cina sia un pericolo. Un altro motivo di preoccupazione per la vostra vecchia Europa».  di Francesco Specchia

Dai blog