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Vaticano, Papa Francesco alle prese con un altro scandalo: l'acquisto di un palazzo a Londra per 160 milioni

Caterina Spinelli
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Il Vaticano deve fare i conti con diversi scandali. Ad ora si aggiunge anche quello della palazzina, di proprietà della Chiesa, a Londra in Sloane Avenue numero 60, nel cuore del quartiere lussuoso di Chelsea. L'abitazione dovrebbe valere, almeno nelle intenzioni, l'equivalente dei 160 milioni di dollari sottoscritti nel giugno del 2013 dalla segreteria di Stato vaticana con il fondo di investimento lussemburghese Athena del finanziere Raffaele Mincione: soldi che - fa sapere Il Corriere della Sera - quando dopo un quinquennio il fondo venne liquidato non furono restituiti se non trasferendo la proprietà del palazzo; e con sospetti di perdite che hanno scatenato una vana rincorsa a recuperare almeno una parte del capitale uscito dalle casse papali. Leggi anche: Papa Francesco chiama il super-pm Pignatone a indagare in Vaticano Ad oggi quell'investimento maldestro è uno dei pochi punti fermi dello scandalo. E così accreditano un Papa informato male per l'ennesima volta dalla sua cerchia di consiglieri. Evocano tensioni ai vertici della Segreteria di Stato tra il "primo ministro" Pietro Parolin e i sostituti di ieri e di oggi, il cardinale Angelo Giovanni Becciu e Edgar Peña Parra.  Anche se il ruolo del suo segretario storico monsignor Mauro Carlino, tra i cinque sospesi, riporta ai rapporti con il fondo Athena, al quale Becciu e monsignore Alberto Perlasca, allora controllore della cassaforte della Segreteria di Stato, arrivarono attraverso Credit Suisse e Ubs. Ma nella cerchia del cardinale si tende a limitare tutto allo scontro tra Peña Parra e lo Ior che non è voluto "venire incontro a una sua richiesta di trasferimento di ingenti somme di denaro su un conto londinese: un fatto circostanziato" del gennaio 2019. Si tratta di 150 milioni di euro che lo Ior avrebbe dovuto versare per tornare in possesso, secondo Peña Parra, del capitale inghiottito dal fondo Athena: richiesta - prosegue il quotidiano - reiterata fino a un incontro a luglio. Il blitz alla Segreteria di Stato e all'Aif, l' Agenzia di informazione finanziaria chiamata a vigilare e controllare sulla trasparenza delle attività dello Ior, sarebbe nato così: con la creazione di "un impianto accusatorio" contro Peña Parra, che però ha finito per colpire soltanto "il suo segretario e altri pesci piccoli", riferiscono in Vaticano. Insomma, l'ennesimo caos che mette a repentaglio la solidità della Santa Sede. 

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