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Vladimir Putin alza la tensione: "Pronta una nuova arma atomica che ci garantirà per decenni"

Cristina Agostini
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Tre mesi e mezzo dopo il misterioso incidente che uccise sette fra tecnici e ufficiali durante l'esperimento di una nuova arma segreta russa, il presidente Vladimir Putin ha ricevuto ieri al Cremlino le famiglie dei caduti, lanciando nuovi moniti: «Perfezioneremo quest'arma che non ha eguali al mondo, senza riguardo per le difficoltà tecniche. Il possesso di questa tecnologia unica è di per sé garanzia di pace per il pianeta». Ha anche colto l'occasione per ribadire l' ansia russa per il ritiro americano dal trattato INF che limitava i missili a medio raggio, nonché per l'espansione a Est della NATO, «in barba alle promesse che ci fecero gli USA». IL SECONDO COLPO Abbracciando vedove e orfani dei cinque scienziati e dei due militari periti lo scorso 8 agosto alla base di Nyonoska, sulle sponde del Mare Artico, lo "zar" ha ricordato che l' arma rivoluzionaria che stavano collaudando non è destinata all' attacco nucleare di "primo colpo", ma serve per garantire ai russi la capacità di sferrare il "secondo colpo" di ritorsione. Dunque un ordigno da usare solo per reagire a un precedente attacco alla Russia. Meglio ancora, per dissuadere i nemici dall' iniziare una guerra. È il missile 9M730 Burevestnik, che in russo significa "Procellaria", l' uccello marino annunciante le tempeste. È stato progettato alla fabbrica Novator di Ekaterinburg e quel giorno d' agosto si stava provando il motore, quando un' esplosione uccise gli scienziati Alexey Vyushin, Evgheny Korataev, Vyacheslav Lipshev, Serghei Pichugin e Vladislav Yanovsky, benemeriti del Rosatom, l' ente atomico russo, oltre a due militari presenti. Il governo di Mosca li considera eroi alla memoria e verserà a ognuna delle loro famiglie un risarcimento pari a 120 salari mensili, più il mantenimento agli studi dei loro figli fino all' università. L' esplosione aveva diffuso una piccola nube radioattiva fino alla vicina città di Severodvinsk, confermando ciò che già si ipotizzava. Il Burevestnik è infatti un missile da crociera a propulsione nucleare, il primo al mondo a essere vicino alla fase operativa. Anziché un normale motore a turboreattore, bruciante kerosene, è spinto da un reattore atomico che scalda i gas propulsivi, garantendo un' autonomia mai vista prima per un ordigno volante. Si parla di un tempo di volo ininterrotto misurabile in giorni, settimane e forse mesi. Insomma, il missile, armato con testata atomica, una volta lanciato può vagabondare a bassa quota, difficilmente rilevabile dai radar, per così tanto tempo da far perdere le proprie tracce con larghi giri sopra gli oceani, i deserti, i ghiacci polari. Poi, al momento opportuno, può deviare verso il bersaglio, ad esempio gli Stati Uniti, seguendo rotte imprevedibili che aggirino gli schieramenti dei sistemi antimissile. Poichè l' America tiene la maggioranza delle difese antimissile rivolte verso Nord-Nordovest, a parare colpi da Russia, Cina o Corea del Nord, il nuovo missile di Putin potrebbe allargare la rotta sul Sudamerica, entrando poi nello spazio aereo USA dalla parte del Messico. Del misterioso Burevestnik non sono state diffuse immagini precise, salvo disegni e filmati registrati all' interno della fabbrica, in cui si vedono alcuni di questi ordigni posizionati su carrelli ed eseaminati da tecnici. I missili sono coperti però solo da teloni e si vede chiaramente soltanto il muso dipinto di rosso. La lunghezza dell' ordigno, al momento del lancio, sarebbe di circa dodici metri, che si riduce a nove durante il volo, poiché, subito dopo il decollo, viene sganciato un piccolo razzo booster usato per l' accelerazione iniziale. I PIANI DEGLI USA - La cosa curiosa è che il missile a motore nucleare era stato studiato inizialmente dagli Stati Uniti già negli anni Sessanta, ma era stato poi abbandonato perché troppo grande e complesso, oltre che pericoloso. Si trattava dello Slam Pluto, che doveva essere lungo ben 26 metri. Il progetto fu annullato nel 1964, quindi il primato dei russi sarebbe quello di aver ripreso oggi u concetto simile con costi e dimensioni assai più limitati. È come la mitica "spada di Damocle", è un arma che può piombare addosso da direzioni totalmente inaspettate e in un momento indeterminato, anche molti giorni dopo l' inizio di uno scontro nucleare. Come una "vendetta" che si gusta fredda. di Mirko Molteni

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