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Tutto l'Iran scende in piazza

Imbavagliata la stampa estera

Silvia Tironi
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Da una parte i sostenitori delriformatore Moussavi,dall'altra quelli dell'ultraconservatore Ahmadinejad:Teheran è divisa in due. Ma documentare ciò che sta accadendo in città èdiventata ormai un'impresa per la stampa estera, letteralmente imbavagliata dalgoverno. Le manifestazioni - Intanto proseguono le manifestazioni che hanno reso più che maicaldo il clima post elettorale. Il presidente iraniano non è in patria, ma inRussia, dove ha parlato della crisi economica, ma non ha fatto menzione diquanto accaduto tra le mura di casa. Ieri sette persone sono rimaste uccise,dopo il corteo che aveva raccolto – stando ad alcune fonti – almeno due milionidi manifestanti che assieme a Moussavi chiedevano nuove consultazionielettorali. La milizia fedele alle autorità aveva aperto il fuoco, eppureancora oggi sono migliaia quelli che hanno cominciata a marciare verso la sededella televisione di Stato. Negli stessi minuti un'altra folla oceanica si èdata appuntamento nella piazza Vasil Ars: sono gli uomini del presidenterieletto. Quasi una dimostrazione, questa volta non violenta, di comeAhmadinejab possa contare sul sostegno di una larga fetta della popolazioneiraniana. Intanto, nella zona a nord della capitale, Park Way, i repartianti-sommossa si sono radunati, pronti ad entrare in azione nei confronti deidissidenti. Mousavi non si è fatto vedere, i suoi elettori al contrario ancorauna volta hanno scavalcato il divieto delle autorità a scendere per le strade. Morsa sulla stampa – Secondo quanto riferito dalla Cnn, il governo ha imposto nuoverestrizioni alla stampa: a tutti i giornalisti che lavorano per media di altriPaesi è stato impedito di scendere in strada per dare informazioni sullemanifestazioni in corso e scattare fotografie. I reporter, secondo ladirettiva, possono lavorare solo dall'interno dei loro uffici, effettuareinterviste telefoniche e seguire gli aggiornamento dai media di Stato. È invecevietato “partecipare o coprire le manifestazioni che si tengono senzal'autorizzazione del ministero dell'Interno”. Una fonte governativa ha dettoalla France Presse che ilprovvedimento vuole garantire la sicurezza dei rappresentanti dei mediastranieri a Teheran. “Ahmadinejad mette l'Iran al buio - accusa la Information safety andfreedom, associazione internazionale per la libertà di stampa -. È un atto diostilità verso le opinioni pubbliche di tutto il mondo, un ennesimo atto diviolenza contro il proprio popolo cui è negata la libertà di espressione, diessere informato, di decidere il proprio destino». Anche Reporters sansfrontières denuncia la censura imposta dal regime, l'arresto di giornalisti el'oscuramento di diversi siti internet. Roger Cohen, inviato del NewYork Times, ha raccontato che qualcosa sta accadendo pure all'interno delleForze dell'ordine, in particolare tra i vigili e la polizia. "Per la primavolta ho visto un vigile sorridere alla folla", ha sottolineato ilreporter secondo il quale "se il regime iraniano ha sperato di reprimereil forte sentimento democratico mostrando il pungo duro, ha fallito in pieno". Rivoluzione on line - È proprio attraverso Twitter chesi è appreso che alcuni numeri nel Paese sono stati disattivati. Sempre la Bbc ha fatto sapere che,tentando di contattare alcune fonti, la risposta che arriva dall'altra partedella cornetta suona pressappoco così: “In nome di Allah, questo è l'IranInternational Switching Centere: il numero da Lei digitato non esiste”. Repoters Sans Frontièrs intanto ha comunicato che quattro giornalisti sonostati arrestati dalle autorità iraniane, incluso il vincitore del premio Pressfreedom nel 2001. Si sono persi i contatti anche con altri dieci inviati chepotrebbero essere stati arrestati o che forse si sono nascosti. I Guardiani: riconteggiamo i voti - Qualcosasembra comunque muoversi: il Consigliodei Guardiani della costituzione , sostenuto dallo Ayatollah Khamenei, si dice “pronto” aricontare i voti delle elezioni presidenziali iraniane. Una notizia che haricevuto il benvenuto dai rappresentanti degli altri Stati. Il presidenteamericano Barack Obamasi è detto turbato: lo ha ribadito oggi nell'incontro con il capo di Statosudcoreano, ma lo aveva fatto intendere già ieri, dopo il colloquio con SilvioBerlusconi. Per quanto riguarda l'Italia, a parlare è il ministro degli Esteri Franco Frattini che ha giudicato“positiva” la mossa del Consiglio dei Guardiani. Meno diplomatico il presidentefrancese Nicolas Sarkozy:l'inquilino dell'Eliseo ha detto oggi che “l'ampiezza dei brogli” compiutidurante le elezioni presidenziali in Iran è “proporzionale alla violenza dellareazione” durante le manifestazioni anti-Ahmadinejad.

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