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India, ministero degli Interni: "No alla pena di morte per i Marò"

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Il ministero degli interni di New Delhi assicura: "Saranno processati con le leggi sull'antipirateria, ma non verrà chiesta la pena capitale"

Ignazio Stagno
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Una speranza per i Marò. I nostri fucilieri di Marina bloccati in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori potrebbero evitare la condanna alla pena di morte. Nell'attesa che la Corte indiana si pronunci lunedì 10 febbraio per decidere se applicare o meno la legge antipirateria, il ministero degli Interni di New Delhi prova a calmare le acque affermando che i fucilieri italiani non rischiano la pena capitale. Il ministro delli Interni ha rinunciato oggi ad invocare la pena di morte nei capi di accusa della polizia Nia, pur mantenendo lo strumento della legge anti-pirateria (Sua Act) per processare i Fucilieri di Marina italiani. Lo riferisce l'agenzia di stampa Pti. Ripetendo una ipotesi già formulata nei giorni scorsi, l'agenzia asserisce che "il ministero è dell'opinione che i due debbano essere processati con il SUA Act ma che non si debba invocare la pena di morte in esso contenuta". Una sorta di compromesso giuridico che però potrebbe salvare la vita ai nostri fucilieri di Marina. Il governo indiano per diverse settimane avea minacciato i Marò con l'arma della pena di morte. Ora a quanto pare questo pericolo pare essere superato. Intanto il ministro della Difesa, Mario Mauro, attende una completa soluzione del caso con il rientro in Italia dei due fucilieri. Mauro nei giorni scorsi è stato molto chiaro: "Se non rientrano con onore, blocchiamo le missioni anti-pirateria" .

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