Cina, 140 morti al corteo
Massacrati i musulmani
Centoquaranta morti e oltre 800 feriti. Il bilancio di una rivolta nello Xinjiang, in Cina occidentale, è pesantissimo. Tutto era cominciato sotto forma di manifestazione pacifica: circa 300 giovani uighuri, minoranza etnica cinese di confessione musulmana, si erano messi in marcia per le strade di Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang. Motivo della protesta era la morte di due giovani uiguri, accusati di stupro, in una fabbrica di giocattoli di Canton. La tragedia è iniziata quando sono intervenute le forze di polizia. Sono iniziati violenti scontri e il movimento di protesta s'è ingrossato: fonti non governative parlano di circa tremila civili riversati in strada. Botte ai passanti, auto incendiate e colpi d'arma da fuoco hanno provocato, come detto, oltre 140 morti. Lo Xinjiang è una spina nel fianco del gigante asiatico. La provincia, nel nord-ovest del Paese, è a maggioranza musulmana. Il governo centrale di Pechino controlla lo Xinjiang con il pugno di ferro per tenere a bada una ribellione sommersa attribuita alla minoranza musulmana degli uiguri. Ai confini con l'Asia centrale, lo Xinjiang conta circa 8,3 milioni di uiguri, che lamentano la repressione politica e religiosa condotta dalla Cina dietro il paravento della lotta al terrorismo. Il Turkestan Orientale, oggi Regione Autonoma del Xinjiang all'interno della Repubblica Popolare Cinese, è stata in passato uno snodo fondamentale della Via della Seta. Si tratta di una regione che nel corso della storia è stata annessa dalle dinastie che regnavano in Cina o in Asia Centrale, e per certi periodi è stata indipendente. STORIA - Dal 1862 al 1876 fu governata da Yakoub Khan, un leader tribale che per breve tempo ebbe il riconoscimento di Gran Bretagna, Russia e Turchia. Negli ultimi anni della guerra civile cinese (1927-1950) tra i comunisti di Mao Zedong ed i nazionalisti di Chiang Kai-Shek, i leader di tre gruppi etnici musulmani - gli uighuri, i kazakhi ed i kirghizi - fecero rivivere il sogno di Yakoub Khan, fondando la Repubblica del Turkestan con centro a Kashgar. Sopraffatta dall'Esercito di Liberazione Popolare, la regione fa stabilmente parte della Cina dal 1949. Negli anni Ottanta, una coalizione di Paesi occidentali chiese alla Cina di partecipare allo sforzo dei guerriglieri musulmani afghani che combattevano contro gli invasori sovietici. Pechino diede via libera ai musulmani uighuri, che a migliaia parteciparono alla «guerra santa» contro i sovietici. Dopo il crollo dell'Urss, molti dei militanti musulmani tornarono in Cina con l'intenzione di battersi contro «il colonialismo cinese», accusando Pechino di promuovere l'immigrazione dei cittadini di etnia cinese Han, per rendere gli uighuri una minoranza nel loro stesso Paese. OGGI - Sono Uighuri il 44% dei 20 milioni di abitanti dello Xingjiang, una regione desertica grande cinque volte l'Italia e ricca di petrolio. I cinesi Han sono il 38%. L'ultima serie di gravi attentati attribuiti ai secessionisti uighuri risale all'agosto del 2008: in tre successivi attacchi il 4, il 10 ed il 12, trenta persone sono state uccise in diverse zone della regione. L'episodio più grave fu quello del 4 agosto, pochi giorni prima dell'apertura dell'Olimpiade di Pechino: un attentato contro un commissariato di polizia a Kashgar causò la morte di 17 agenti. Due gli uighuri condannati a morte per l'assalto. Nei primi 11 mesi del 2008, nella regione sono state arrestate circa 1.300 persone per reati «relativi alla sicurezza». Si tratta di una cifra altissima se si considera che nel 2007, in tutta la Cina, le persone arrestate perchè sospettate di attività pericolose per la sicurezza sono state 742, sempre secondo fonti ufficiali.