Il bilancio delle vittime dei viaggi della disperazione nel Mediterraneo continua a salire. La stima dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni parla chiaro: 200 morti vicino alle coste libiche; e 500 a Malta, dove ad affondare la nave sarebbero stati gli stessi trafficanti. Nel pomeriggio di lunedì arriva una precisazione delle autorità libiche secondo le quali sarebbero 36 le persone salvate dal naufragio avvenuto davanti alle coste di Tripoli, su un barcone che trasportava 250 migranti. Una strage - Da venerdì, dunque, si contano dunque oltre 800 tra morti e dispersi nei viaggi della disperazione nel Mediterraneo. In particolare sarebbero circa 500 i dispersi del naufragio avvenuto la scorsa settimana 300 miglia al largo di Malta, molto probabilmente causato dagli stessi trafficanti che, da una seconda imbarcazione, avrebbero di proposito fatto colare a picco il barcone dei migranti, con i quali era nato un violento scontro. Ai 500 bisogna poi aggiungere quelli di un terzo incidente con vittime di fronte alla costa egiziana. Una vera e propria strage. La testimonianza - Gli operatori dell’Oim in Sicilia hanno raccolto la testimonianza dei due sopravvissuti, di nazionalità palestinese, alla tragedia al largo di Malta: due ragazzi fuggiti da Gaza e andati in Egitto a inizio settembre, soccorsi in alto mare dal mercantile panamense Pegasus e portati a Pozzallo sabato. Se questa storia, su cui è stata avviata un’indagine, fosse confermata, si tratterebbe del naufragio più grave degli ultimi anni, ha precisato l’organizzazione. "Un episodio particolarmente grave in quanto non si tratterebbe di un incidente, ma di una strage" deliberata, sottolinea l’organizzazione intergovernativa di cui fanno parte 156 Paesi. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, i migranti - siriani, palestinesi, egiziani e sudanesi - sono partiti in 500 da Damietta, in Egitto, sabato 6 settembre. Tra loro anche molte famiglie con bambini e minori non accompagnati. Dopo aver già cambiato diverse imbarcazioni lungo la rotta, mercoledì scorso i trafficanti, a bordo di un altro natante, hanno chiesto ai migranti di "saltare" su un’ennesima nave più piccola e precaria. Comprendendo la pericolosità della situazione, molti si sono ribellati: ne è nato uno scontro con i trafficanti, che a un certo punto, innervositi, hanno speronato il barcone dei migranti dalla poppa facendolo affondare. La maggior parte delle 500 persone sono cadute in mare e annegate, altre sono riuscite a restare a galla aggrappandosi a mezzi di fortuna: tra queste i due giovani palestinesi.