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Zimbabwe: Mugabe apre

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all'opposizione

Albina Perri
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“Sono pronto ad avviare colloqui con l'opposizione”: è quanto ha dichiarato Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe alla vigilia del secondo turno delle elezioni presidenziali. Un'apertura inaspettata dopo le accese settimane che hanno accompagnato la campagna elettorale, in un clima di tensione che ha costretto il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai a trovare rifugio nell'ambasciata olandese di Harare, la capitale dello stato africano, per sfuggire all'arresto dei militari. Lo stesso Tsvangirai aveva lanciato una avvertimento al rivale politico, facendo sapere di non essere più disponibile al dialogo nel caso in cui domani si svolgesse il ballottaggio nonostante il suo ritiro dalla corsa alla presidenza. Tvasngirai lo ha ribadito anche in una intervista rilasciata al quotidiano inglese Times. L'apertura di Mugabe non riguarda solo il fronte interno, ma anche il panorama internazionale. Nel corso del comizio che ha chiuso la campagna elettorale, il presidente ha detto di “rispettare” ancora Elisabetta II nonostante il sovrano britannico lo abbia privato, mercoledì, di ogni onorificenza. Però non ha risparmiato critiche al Primo ministro Gordon Brown: “I demoni di Downing Street vanno ancora esorcizzati. Rimane soltanto il governo sudafricano, guidato da Mbeki, l'unico a non aver criticato pubblicamente l'operato di Mugabe, a fare da mediatore fra esecutivo ed opposizione: Pretoria ha chiesto un governo di unità nazionale come soluzione che eviti anche il ricorso alle urne, ma ormai i tempi sono troppo stretti per intraprendere questa strada. Nel frattempo, Tendai Biti, segretario generale del Movimento per il cambiamento democratico, partito di opposizione, è stato liberato su cauzione dopo essere stato arrestato due settimane fa con l'accusa di tradimento, rischiando la pena di morte. L'ammontare della cauzione è stato fissato a mille miliardi di dollari dello Zimbabwe, l'equivalente di 200 dollari americani. Lo stato africano è messo in ginocchio da una inflazione e da una crisi economica tra le più forti al mondo.

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