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Giuseppe Conte e Putin, guaio diplomatico su Navalny: "Il presidente me lo ha assicurato". Il Cremlino: "Equivoco"

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Un problema di connessione o forse di traduzione. Fatto sta che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non ha ben capito quello che gli è stato detto al telefono dal presidente della Russia. In un'intervista al Foglio, infatti, il premier ha dichiarato: "Il presidente Vladimir Putin mi ha anticipato che avrebbe costituito una Commissione di inchiesta". Il riferimento è al caso dell'oppositore russo Aleksei Navalny, avvelenato con l'agente nervino Novichok. Da Berlino, dove è ricoverato adesso il dissidente, sono partite delle richieste di spiegazioni indirizzate a Mosca. Che però continua a smentire e respingere qualsiasi tipo di accusa. Ecco perché è stata grande la sorpresa quando Conte ha fatto questa dichiarazione. Poco dopo, però, è arrivata la secca smentita di Dimitri Peskov, portavoce di Putin.

 

 

 

“La Russia è intenzionata a chiarire l’accaduto, avrebbe costituito una Commissione di inchiesta ed è pronta a collaborare con le autorità tedesche”. Questo è quanto ha spiegato il presidente del Consiglio. "Non escludo che ci possa essere stato un equivoco. - ha detto Peskov alla stampa con leggero imbarazzo - La situazione del paziente berlinese è stata effettivamente toccata nella telefonata, ma non è mai stata chiamata in causa una commissione d’inchiesta perché non vi sono le basi giuridiche per farlo".

Per di più, come svelato da Formiche.net, qualche giorno fa Palazzo Chigi e Cremlino avevano reso pubblica la telefonata tra Conte e Putin in due modi completamente diversi. Il comunicato della presidenza del Consiglio si limitava a elencare gli argomenti trattati, fra cui il "caso Navalny", mentre il Cremlino andava molto più nel dettaglio. Precisava che la chiamata nasceva "su iniziativa della parte italiana" e chiariva che l’Europa non doveva interferire nella crisi bielorussa. Infine su Navalny, si parlava dell'inammissibilità di accuse frettolose e infondate. 

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