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Immigrazione, la Commissione Europea: "No ai ricollocamenti obbligatori" chiesti dall'Italia

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Dall'Europa ancora schiaffi all'Italia sul tema-immigrazione. Da Ursula von der Leyen e dalla Commissione solo parole. Anzi, peggio: prese per i fondelli, messe nero su bianco. "È tempo di gestire le migrazioni insieme, con un nuovo equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Il vecchio sistema di gestione non funziona più. Questo è un nuovo inizio per l’Ue. Oggi proponiamo una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e per ripristinare la fiducia dei cittadini nella nostra capacità di gestire come Unione", premette in pompa magna. E ancora: "Bisogna bilanciare molti interessi. L’Europa deve abbandonare le soluzioni ad hoc. Questo pacchetto complesso riflette un ragionevole equilibrio: condividiamo tutti i benefici, condividiamo tutti il fardello. L’Ue ha già dato prova in altri settori della sua capacità di fare passi straordinari per conciliare prospettive divergenti. Ora è tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto, col un nuovo equilibrio tra solidarietà e responsabilità".

Peccato però che poi il piano venga presentato nel dettaglio dalla vicepresidente, Margaritis Schinas, e dalla commissaria Ylva Johansson. Un piano che non prevede trasferimenti obbligatori di immigrati sbarcati sulle coste Ue verso gli altri paesi dell'Unione, così come richiesto dall'Italia. Insomma, se arrivano da noi, da noi restano. La solita vergognosa farsa. La Commissione Ue propone al contrario un nuovo sistema su tre pilastri. Il primo, screening pre-ingresso, una "procedura di frontiera integrata" per identificare chi entra da frontiere extra Ue senza autorizzazione o per identificare chi sbarca dopo operazioni di ricerca e salvataggio. Insomma, una supercazzola. Come supercazzola è la conclusione del primo "pilastro", per cui si legge: "Tutte le altre procedure saranno migliorate e soggette a un monitoraggio più forte e al sostegno operativo delle agenzie dell’Ue". Sì, come no.

Si passa poi al secondo fantomatico pilastro, con i paesi Ue "tenuti ad agire in modo responsabile e solidale gli uni con gli altri". Insomma, "ogni Stato membro, senza alcuna eccezione, deve agire in modo solidale nei periodi di stress - sottolineano da Bruxelles - per contribuire a stabilizzare il sistema generale, sostenere gli Stati membri sotto pressione e garantire che l’Unione adempia ai propri obblighi umanitari". Ci si affida alla solidarietà: una farsa. E per stimolare questa solidarietà, la Commissione propone "un sistema di contributi flessibili da parte degli Stati membri" che potranno aprire le porte alla "ricollocazione dei richiedenti asilo dal Paese di primo ingresso", ma anche farsi carico del rimpatrio "di persone senza diritto di soggiorno" o offrire "varie forme di supporto operativo".

Infine il terzo pilastro, quello che vacilla ancor più degli altri, ossia una partnership coi paesi extra ue, che "aiuteranno ad affrontare sfide condivise come il traffico di migranti», ma anche «a sviluppare percorsi legali» di ingresso nei Paesi Ue e garantiranno «l’efficace attuazione degli accordi e delle disposizioni di rimpatrio". Aspetta e spera...

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