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Srebrenica, la "terra promessa" di Gianbattista Rigoni Stern

Caterina Maniaci
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Gianbattista Rigoni Stern ha trovato in Srebrenica, tristemente nota per gli eccidi che vi si sono consumati durante la guerra nei Balcani, una specie di “terra promessa”, un luogo da far rinascere attraverso la terra e attraverso le sue amate mucche della forte razza montana Rendena. Da oltre dieci anni lui, agronomo, figlio del grande scrittore Mario Rigoni Stern, porta avanti  la sua "transumanza della pace": un progetto dedicato alla popolazione rurale di Suceska-Srebrenica, nella Bosnia orientale, teatro di un terribile eccidio fra il 1992 e il 1995. Da un viaggio casuale nel 2009, Rigoni Stern scopre la causa che non permette all'agropastorizia di ripartire: la felce aquilina. E lì inizia la battaglia di un agronomo e uomo commosso, con più di cinquanta viaggi da Asiago e la Val Rendena a Suceska, per portare capi resistenti di razza Rendena, fare lezioni, costruire stalle, istruire i veterinari o semplicemente parlare con la gente. La sua storia e il suo progetto sono stati premiati, fra gli altri, nell’ambito di Padova Capitale Europea del Volontariato, che oggi ha  festeggiato la giornata internazionale del volontariato, con Insieme si può, in diretta  dal Teatro Verdi di Padova.

Diversi i testimoni d'eccezione di questa giornata, tra i quali il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea e ed ex presidente del Consiglio  Romano Prodi, il sociologo Giovanni Moro.  Spazio anche alle testimonianze concrete di impegno portate dalle voci di alcuni volontari e volontarie, dai portavoce delle 400 organizzazioni che hanno partecipato attivamente all'anno da capitale europea del volontariato attraverso i percorsi partecipati dei 7 tavoli di lavoro e, come si diceva,  dai vincitori 2020 del Premio Gattamelata: un'associazione, un/a volontario/a, una istituzione e un'impresa. Doveva essere un anno ricco di iniziative e di progetti, questo, per Padova e per il variegato mondo del volontariato. La pandemia ha cancellato il calendario, ma non  lo spirito dei volontari  della città di Padova. In questo difficile anno sono stati coinvolti 2.336 persone  che hanno dedicato 19.430 ore per aiutare chi è in difficoltà. Attraverso il progetto “Per Padova noi ci siamo”, nato per fronteggiare le difficoltà sociali derivate dall’emergenza sanitaria, sono stati raggiunti 15.000 cittadini con la consegna di mascherine chirurgiche, spesa e generi di prima necessità a domicilio, e pc per la didattica a distanza. Del resto, in Europa l’esercito dei volontari raggiunge la cifra di ben 82 milioni, riuniti in 2,8 milioni di organizzazioni non profit. Una concreta risorsa, anzi un modello sociale da tenere presente nel ridisegnare il volto dell’Europa del futuro. Ora il testimone passa alla città di Berlino, che sarà capitale del volontariato per il 2021, mentre per il 2022 è stata scelta la città polacca di Danzica, così strettamente legata alla biografia di san Giovanni Paolo II.
 

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