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Il Giappone si arma contro la Cina: spese militari alle stelle, vento di guerra

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Per rispondere alla sfida delle forze aeronavali cinesi, nonché alla minaccia nordcoreana, il governo giapponese ha assegnato alla Difesa uno stanziamento per il 2021 di ben 5340 miliardi di yen, cioè 51,7 miliardi di dollari. Il nuovo primo ministro Yoshihide Suga, in carica da settembre, ha confermato la linea del predecessore Shinzo Abe, segnando un ulteriore aumento rispetto ai 48,6 miliardi di dollari del 2020. Il Giappone punta per il nono anno consecutivo su spese militari crescenti, assecondando il presidente americano uscente Donald Trump, che fin dal 2017 ha chiesto agli alleati degli Usa di spendere di più per la propria difesa. In ciò, Tokyo si differenzia dalla Germania della cancelliera Angela Merkel, criticata per i tagli alla Bundeswehr. Fra i capitoli di spesa, 628 milioni di dollari andranno ad accrescere di sei unità l'attuale flotta di 21 aerei da caccia Lockheed Martin F-35 di origine americana.

Mitsubishi X-2 shinshin
I nipponici proseguiranno anno per anno a comprare F-35 fino al totale di 147 aerei ordinati, dei quali 42 in versione B a decollo verticale per l'impiego sulle due portaerei classe Izumo. Ma Tokyo pensa anzitutto all'industria nazionale e punterà di più sul suo programma F-X, sviluppo industriale del caccia sperimentale Mitsubishi X-2 Shinshin. Al caccia "made in Japan" il nuovo budget assegna 706 milioni e i giapponesi hanno rifiutato le proposte delle americane Lockheed e Boeing, che chiedevano di progettarlo su commissione.

Alta tecnologia
Il Sol Levante intende mantenere una sua capacità tecnologica e, dove possibile, si fa le armi in casa. In particolare, con 912 milioni, si progetteranno due navi da guerra "compatte" che saranno altamente robotizzate per funzionare con equipaggio umano molto ridotto. Così la Marina giapponese ovvierà alla scarsità di nuove reclute dovuta all'invecchiamento della popolazione. Con 323 milioni, inoltre, si finanzierà un nuovo missile anti-nave a lungo raggio, da posizionare a Okinawa e nelle isole Ryukyu, a sbarrare il passo alle portaerei cinesi. Pechino, del resto, rivendica le isole Senkaku, possedute da Tokyo, e la tensione resta alta nonostante il 15 dicembre il ministro della Difesa nipponico Nobuo Kishi abbia parlato col collega cinese Wei Fenghe per scongiurare scontri armati "per errore". 

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