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Coronavirus, il report con cui l'Europa può inchiodare la Cina: "La prova nei campioni di sangue, da quando circolava il Covid"

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Continuano le indagini per scoprire l'effettiva origine del Coronavirus. Durante il G7 in Cornovaglia, l'Unione europea si è allineata con gli Usa, nell'intento di ricostruire tutte le tappe che hanno portato alla pandemia. Quanto questa presa di posizione abbia realmente a cuore la scoperta della verità, o sia semplicemente una mossa nello scacchiere politico, resta ancora, come in fin dei conti anche l'origine del Covid, un dubbio. "È della massima importanza sapere quale sia l'origine del coronavirus" ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen unendosi al coro rilanciato dal presidente americano Joe Biden. Ad essere sulla stessa linea per cui Donald Trump era stato dileggiato solo un anno fa, anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: "Serve piena trasparenza... Sosteniamo tutti gli sforzi tesi a fare chiarezza: il mondo ha diretto di sapere che è successo".

 

 

A spiegare gli intrecci politici legati alla questione, Francesco Sisci, sinologo e professore di geopolitica all'Università Luiss: "Questo G7 potrebbe segnare l'inizio della svolta. Il retropensiero cinese è che l'America sia in declino, mentre queste iniziative potrebbero segnalare che l'America si era in qualche modo addormentata per un po' e adesso torna" ha commentato Scisci a il Giornale. La reale origine del virus non è mai stata realmente chiarita dal mondo scientifico. Da un lato l'ipotesi di un evoluzione naturale, caratterizzata da un "salto di specie", per esempio da un pipistrello o da un altro animale non ancora identificato. Dall'altro invece la possibile fuoriuscita del virus dal laboratorio di Wuhan. 

Per ora l'unica certezza è che il virus sia partito proprio dalla città più popolosa della provincia di Hubei. Gli esiti delle indagini del team inviato a Wuhan dall'Oms, e che ha fatto ritorno lo scorso febbraio praticamente a mani vuote, hanno ulteriormente alimentato i dubbi intorno al coinvolgimento del laboratorio. Ora servono quindi nuovi test e per metterli in pratica l'Oms ha scelto il laboratorio dell'Università Erasmo di Rotterdam. Gli autori dello studio sono: Emanuele Montomoli, professore di Sanità pubblica al Dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Siena, insieme a Giovanni Apollone, direttore scientifico dell'Istituto Tumori di Milano. 

 

 

"Dalla nostra ricerca emerge che nell'ottobre 2019 c'erano già soggetti che presentavano gli anticorpi al virus - spiega Montomoli -. I campioni di sangue erano stati prelevati da pazienti in cura all'Istituto tumori di Milano. Questo studio ci permette di ipotizzare che il virus sia stato in circolazione da parecchio tempo prima e che, mutazione dopo mutazione, abbia trovato quella adatta a farlo diffondere come l'abbiamo conosciuto noi". "Quando abbiamo pubblicato il nostro lavoro sull'Int Tumori Journal si è scatenato un putiferio" racconta Montomoli "Ora siamo a un punto fermo perché l'Università di Rotterdam non vuole pubblicare i risultati perché ritiene troppo categorico e forte dover affermare che il virus circolava già a ottobre". 

 

 

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