Afghanistan, allarme per gli italiani: "Ambasciata da evacuare subito", in arrivo i talebani
I Talebani sono a un passo dalla reconquista, dopo la caduta di Kandahar ed Herat, gli studenti coranici sono entrati a Lashkar Gah, capoluogo della provincia di Helmand, considerata un importante punto di raccordo tra est e ovest del Paese. Ora l'avanzata si concentrerà sulla conquista del nord e dello snodo di Mazar-e Sharif, la città del quarto califfo Sharif Ali, senza la quale si dice la conquista di Kabul sia inutile. Questione di settimane, se non di giorni, e in base a tale precipitosa prospettiva, americani, inglesi e gli altri Paesi occidentali ancora presenti sul territorio si stanno preparando per la grande fuga, ovvero l'evacuazione di gran parte del personale di stanza nella capitale e soprattutto degli interpreti e degli altri collaboratori afghani che rischiano la vendetta talebana. Anche l'Italia sta preparando l'evacuazione del personale dell'ambasciata, dopo la telefonata tra Draghi e Di Maio si parla di ponti aerei, di elicotteri, ma i dettagli rimangono tuttora oscuri.
TRUPPE IN ARRIVO
Gli Stati Uniti hanno invece annunciato l'invio di 3.000 uomini all'aeroporto di Kabul, in parte già arrivati ieri, ai quali si aggiungeranno circa un migliaio di soldati schierati in Qatar con funzioni di supporto logistico, e circa altri 3.500 in Kuwait, pronti a intervenire se la situazione dovesse precipitare. Il Pentagono ha voluto precisare che questo aumento della presenza militare americana non interferirà con il ritiro definitivo delle truppe americane dal Paese asiatico, ancora previsto ufficialmente per il 31 agosto. «La situazione è tale che il presidente (Biden) mette al primo posto la sicurezza degli americani all'estero», ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, che ha definito la riduzione del personale dell'ambasciata una «misura di prudenza». «Non è un'evacuazione totale, l'ambasciata resta aperta», ha precisato. Anche la Gran Bretagna ha annunciato l'invio di soldati in Afghanistan, 600 uomini, per fornire supporto ai cittadini britannici in procinto di lasciare il Paese. Va detto che a tale proposito i talebani hanno teso una mano verso una soluzione pacifica annunciando che concederanno l'amnistia a coloro che hanno collaborato negli ultimi 20 anni con le autorità di Kabul o con le forze internazionali. Lo ha dichiarato su Twitter il portavoce Zabihullah Mujahid aggiungendo che la facile avanzata dei Talebani è una dimostrazione della "popolarità" che gli stessi godono tra la popolazione afghana. La conquista di 18 capoluoghi di provincia in una settimana, ha fatto notare, «non è possibile solo con l'uso della forza». Rivolgendosi a coloro che hanno collaborato con Kabul e l'Occidente, Mujahid ha detto che «le braccia dell'Emirato Islamico sono aperte a loro». Il messaggio in questo preciso momento ha più l'aspetto di un ultimatum, un invito a cedere il Paese pacificamente ai Talebani in cambio dell'amnistia per gli afghani e di un ritiro senza sangue e vendette per la coalizione internazionale. Una soluzione in parte praticabile e condivisibile anche per la coalizione che non ha alcuna intenzione di tornare a combattere.
SOLUZIONI POLITICHE
Lo stesso generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di vertice Interforze, primo italiano ad aver ricoperto il ruolo di Capo di Stato Maggiore del comando 'Isaf' in Afghanistan, ha detto ieri che «una nuova operazione militare o un nuovo intervento aereo è attualmente impensabile» e che vista la situazione «si dovrebbe cercare di non far mancare al governo un supporto di sicurezza e di intelligence che porti ad un accordo: si devono sedere attorno ad untavolo, il governo locale e i talebani, per trovare una mediazione». L'uso della forza viene escluso anche dall'Europa e dalla Nato. Il segretario generale dell'Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg e il capo della politica estera Ue Josep Borrell auspicano «una soluzione politica del conflitto» e mandano un messaggio ai talebani: dovete capire, dicono, che se prenderete il potere con la forza non sarete riconosciuti dalla comunità internazionale. L'ultima delle preoccupazioni per gli studenti coranici.