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Afghanistan, il segno sulla mano della volontaria italiana: così sono sfuggiti alla furia dei talebani

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 Selene Biffi ce l’ha fatta. La “maestra di Kabul”, l’italiana che per sette anni ha tenuto aperta la "Qessa Academy" nella capitale afghana, ha imbarcato una ventina di afghani, (ragazzi, ragazze e le loro famiglie) su un aereo per l'Italia. All’aeroporto minacciato anche dall’Isis due ex allievi della scuola per cantastorie si sono salvati mostrando ai militari italiani una “esse” scritta sul palmo di una mano o su un foglio. 

 

 

 

 

 

Quello è stato il segno distintivo concordato che ha permesso la riuscita di questa missione. “Dica loro di avere una "esse" addosso. Dica loro di gridare “Selene” per farsi riconoscere nel canale d’acqua di fronte a noi all’aeroporto. Così sapremo che sono le persone della lista di Selene”. Questo l'accordo intrecciato dopo un lungo incrocio di telefonate, carte bollate e tanta buona volontà tra l'Italia e l'Afghanistan. In un lungo post su Facebook la Biffi rivela cosa ha provato in questo mese. 

 

 

 

"Mi sono rifiutata di stare con le mani in mano mentre il Paese che amo e che tanto mi ha dato sembrava tornare indietro alla parte più oscura della sua storia. Tutto è nato su Facebook con un’offerta d’aiuto di Andrea Pignataro – racconta – che mi ha fatto un gancio con Giovanni Lattanzi di AOI (Associazione Ong Italiane) per provare ad aiutare i ragazzi e le loro famiglie. Giovanni e AOI hanno smosso per me mari e monti, rendendosi reperibili h24. Poi ho sentito un militare dell'Arma conosciuto durante la mia missione in Somalia. A sua volta, lui ha avvisato i suoi colleghi nello scalo di Kabul che hanno poi aiutato i ragazzi con la esse”. Il suo progetto è stato riconosciuto a livello internazionale: a Selene Biffi è andato il Rolex Awards for Enterprise (unica italiana ad averlo ricevuto) e il Mother Teresa Social Justice Award in India, premio già assegnato al Dalai Lama e Malala.

 

 

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