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Gb, esercito accusato di torture

waterboarding contro irlandesi

Eleonora Crisafulli
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Tortura attraverso il «waterboarding» contro gli irlandesi del Nord: è questa la pesante accusa rivolta all'esercito britannico da un ex detenuto. L'uomo, Liam Holden, che oggi ha 56 anni, fu condannato a morte nel 1973 per l'omicidio di un soldato: la pena capitale fu poi commutata in ergastolo. Holden già al processo disse di aver confessato il delitto sotto tortura, dopo che i paracadutisti che lo avevano arrestato gli avevano messo sul volto un asciugamano bagnato, dandogli l'impressione di soffocare. La Corte all'epoca non gli credette e lo condannò. Oggi, dopo lo scandalo scoppiato negli Stati Uniti per l'utilizzo del waterboarding contro i terroristi, la Commissione britannica per la revisione dei casi criminali ha deciso di riaprire il caso di Holden e di trasmettere il suo fascicolo alla Corte di Appello di Belfast, per un'eventuale revisione del processo. La Commissione afferma di essere in possesso di nuove prove e di avere dubbi sull'«ammissibilità e attendibilità» della confessione di Holden del '73: si ritiene che «ci sia una reale possibilità» che la sua condanna venga annullata. Dopo un'udienza preliminare questo mese, l'appello di Holden è stato rinviato all'anno prossimo. Tra la popolazione britannica intanto si diffonde il sospetto che l'esercito abbia usato la tortura del panno bagnato per estorcere confessioni agli arrestati nell'Irlanda del Nord degli anni Settanta.

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