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Vladimir Putin, una conferma sulla sua follia: il decreto sulla Borsa con cui reagisce alle sanzioni dell'Europa

Vladimir Putin

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Vladimir Putin pensa di fermare la valanga sui mercati con un decreto presidenziale (che impedisce agli investitori stranieri di vendere le loro partecipazioni nelle società russe) come se la Borsa obbedisse allo Zar come i suoi soldati. Ma i mercati non si comandano e i titoli russi stanno ormai diventando carta straccia. Basti pensare che Sberbank, la maggiore banca russa, ha perso alla borsa di Londra il 91 per cento del suo valore. Ora, riporta la Stampa, due giganti petroliferi, la Shell e la British Petroleum, annunciano l'intenzione di liberarsi delle loro cospicue quote nelle società energetiche statali russe. Non solo. Si registrano dimissioni a raffica dei "vip" occidentali che sedevano nei consigli d'amministrazione dei giganti economici di Mosca.

 

 

Il premier Mikhail Mishustin lo avrà spiegato a Putin che i mercati non si possono spaventare? Difficile in una dittatura che qualcuno riferisca brutte notizie al capo supremo. Probabilmente anche sugli ucraini qualcuno non ha detto allo zar che seppur divisi sul leader non avevano nessuna intenzione di tornare sotto la mano del Cremlino. Che ora censura l'informazione e non vuole che nemmeno si pronunci la parola "guerra". 

 

 

Tant'è. Ai russi bastano i tabelloni dei cambivaluta, i terminal dei bancomat con i contanti esauriti e gli schermi dei voli verso l'Europa e l'America cancellati, per capire la portata del disastro economico che la scellerata invasione dell'Ucraina sta provocando. La Russia si sta di fatto trasformando rapidamente in una nuova Unione Sovietica. Spariranno carte di credito e mutui. Non ci saranno più le auto di lusso - Bmw, Mercedes, Volvo e GM hanno fermato le esportazioni e i marchi rimasti sul mercato stanno aumentando vertiginosamente i prezzi - e nemmeno i container. Così il traffico merci con la Russia verrà praticamente cancellato.

 

 

Insomma, ordinare ai mercati di fermarsi è un sintomo di follia. E quantomeno folle è la decisione del governo di Mishustin di stanziare fino a un trilione di rubli dal fondo della ricchezza nazionale per sostenere i titoli russi in picchiata. Si trattava del "tesoretto" petrolifero accumulato negli anni, che Putin si era rifiutato di utilizzare contro il Covid ma che ora vuole usare per salvare dalla miseria gli oligarchi di Stato.  

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