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Sergej Lavrov, "ministro sotto-choc": l'esperto del corpo e quel gesto rivelatorio, terrorizzato da Putin

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Il corpo non mente e per quanto ci possiamo sforzare, certi stati d'animo non possono essere nascosti. Succede anche a Sergej Lavrov, ministro degli Affari esteri russo. Lui, sempre a fianco di Vladimir Putin, il disprezzo per questa guerra gratuita proprio non riuscirebbe a celarlo. Parola di Francesco Di Fant, esperto di linguaggio del corpo e analisi della menzogna, nonché formatore di comunicazione non verbale. "L'immagine è composta, istituzionale. Ma ci sono gesti che denotano profondo disagio - spiega sulle colonne del Giorno -. Il ministro gioca incessantemente con la penna, un chiaro segnale manipolatorio. Come suggeriva lo psichiatra americano Alexander Lowen, il gesto di torturare un oggetto o il proprio corpo è una autocarezza che ci concediamo nei momenti di tensione".

 

 

Non solo, perché il corpo di Lavrov ondeggia avanti e indietro, in quella che Di Fanti definisce una "compensazione tipica dei bambini affetti da autismo". Poi c'è la ripresa del controllo: "Quando si accorge di avere esagerato con la penna incrocia le mani per fermarle, è come se dicesse all'inconscio guarda che stai esagerando. Infine sbatte spesso gli occhi: tipico di chi vive un momento tesissimo o ha subito uno choc". Ben più aggressivo è l'atteggiamento del presidente russo. Anche se da agente esperto del Kgb sa gestire la gestualità, il suo apparente equilibrio per l'esperto esprime molte cose. Tra queste "rabbia, disgusto, una fame insaziabile. E un disprezzo totale per gli altri che sconfina nella noia". Tutto però fa pensare, come il gesto di tenere le mani sulla scrivania, che Putin voglia mostrare di avere il totale controllo delle cose: "E quando prende la parola si sposta in avanti, un gesto prossemico di massima aggressività: invade lo spazio della vittima che balbetta, sbatte le palpebre, ha così paura che la palpebra inferiore taglia a metà la pupilla".

 

 

Lo zar è dunque coerente con il suo obiettivo. Anche le sopracciglia non lo tradiscono: "Queste sono sempre inchiodate e si alzano solo per sottolineare le parole più forti del discorso". La voce dai toni bassi veicola invece "un senso di potenza e di gravità". Basta tutto questo a far temere il peggio. Di Fant infatti è sicuro che Levrov e Putin non stiano affatto mentendo: "Non sembra il gioco delle tre carte. Stando ai discorsi e ai gesti la situazione è gravissima. Non vedo il Putin fuori di testa descritto da certa propaganda. È ambizioso in modo sovrumano però fin troppo in pieno controllo. Magari abbiamo di fronte il diavolo, ma non un matto".

 

 

 

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