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Roman Abramovich, "hardliners": la parola chiave dietro l'avvelenamento. "Guerra fratricida a Mosca", indiscrezioni-choc

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La notizia dell’avvelenamento di Roman Abramovich e di due negoziatori Ucraina è una bomba che non fa bene ai colloqui di pace, veri o presunti che siano. All’apertura di Volodymyr Zelensky non è coincisa una disponibilità da parte di Vladimir Putin, che probabilmente vuole vedere fino a che punto può arrivare con le conquiste militari per presentarsi al tavolo in una posizione ancora più predominante.

 

 

Il fatto che la Russia abbia intensificato i bombardamenti proprio mentre riprendevano a Istanbul i colloqui tra le delegazioni russe e ucraine fa capire bene che i tempi non sono ancora maturi: per fare la pace bisogna essere in due e a Mosca non sembrano ancora voler andare in questa direzione. Per quanto concerne l’avvelenamento, Abramovich ha presentato dei sintomi inequivocabili: occhi rossi, lacrimazione costante e dolorosa, desquamazione e caduta della pelle del volto e delle mani. Inoltre l’oligarca russo è stato ricoverato in un ospedale in Turchia dopo aver perso la vista per qualche ora.

 

 

Secondo il Wall Street Journal - che è stato il primo a dare la notizia - le vittime avrebbero indicato i “falchi di Mosca contrari alla trattativa” come responsabili dell’avvelenamento. Jacobo Iacoboni su La Stampa li ha definiti gli “hardliners”, ovvero membri dei servizi segreti di Mosca più ostili a qualunque ipotesi di pace. “Se fosse vero - ha scritto Iacoboni - si delineerebbe uno scontro fratricida a Mosca, tra pezzi di siloviki - gli uomini degli apparati, militari e intelligence - e oligarchi, o almeno il gruppo di oligarchi attorno a Abramovich”.

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