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Luigi di Maio, bomba del "Fatto": ma quali "spie russe", chi sono davvero i 30 diplomatici cacciati dall'Italia

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È fresca la decisione del Governo italiano di espellere 30 diplomatici russi. Le accuse però non riguarderebbero danni al nostro Paese, altrimenti l’azione sarebbe avvenuta già da tempo, spiega Il Fatto Quotidiano. I sospetti riguarderebbero un coinvolgimento nel controspionaggio italiano. A tal proposito è bene ricordare che il 30 marzo 2021 venne arrestato a Roma il capitano della marina militare Walter Biot per rivelazione di dati segreti, oltre all’espulsione di due funzionari di Mosca. L’ambasciatore russo Sergey Razov, in Italia, è stato convocato dalla Farnesina per essere informato che 30 diplomatici russi devono abbandonare il Paese tassativamente entro le 72 ore. Decisione presa in tutta Europa negli ultimi due giorni. I protagonisti al centro della bufera sarebbero funzionari amministrativi dell’ambasciata e dei consolati russi, militari e addetti commerciali. Tra i colpiti compaiono anche “Il numero due e il primo segretario dell'ambasciata di via Gaeta a Roma, diplomatici di alto rango.”

 

 

Dati alla mano, sembrerebbe che 25 di loro siano reputati simbolo delle forze armate e dell’intellighenzia di Mosca, la restante parte “sono tecnici che servono a fare numero, nella logica di una decisione condivisa con i governi alleati.” Elemento aggravante è che alcuni di loro avrebbero avuto già il mandato scaduto. Il motivo della loro permanenza oltre periodo previsto? Non avevano la certezza della loro sostituzione in periodo di guerra.

 

 

 

Rispetto ad altri Paesi, l’Italia pare abbia assunto una condotta piuttosto severa, se si pensa alla Francia che ha lasciato 15 giorni di tempo ai 35 cacciati, Germania 5 giorni a differenza dell’Italia con le sue 72 ore. I rapporti con la Russia sono tesi ormai da tempo, l’unico che sta lavorando a mantenere una cooperazione è Matteo Salvini il quale continua a ricevere importanti personalità russe e cinesi.

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