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Chernobyl, la foto satellitare rivela l'ultima mossa dei russi: trincee e azzardo nucleare, il sospetto

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A Kiev le persone sono tornate a fare l'aperitivo nei locali della città. La capitale dell'Ucraina, a una settimana dal ripiegamento delle forze russe, ricomincia a vivere. I segni della guerra però resteranno a lungo, come dimostrano le atrocità emerse a Bucha, Irpin e in generale nel quadrante occidentale della capitale, oppure nelle città a nord, a pochi passi dal confine con la Bielorussia, come Chernihiv, Hostomel e Chernobyl.

Qui, in una delle zone più radioattive del mondo, i droni ucraini hanno rilevato terreni smossi e addirittura trincee scavate dall'esercito russo in piena Foresta Rossa, avvelenata dall'incidente nucleare del 1986. Scavare in zone del genere rischia di esporre le persone a dosi significative di radiazioni. In due giorni in quel bosco se ne subisce almeno la quantità annuale sopportabile da un essere umano. Un altro dei rischi a cui sono stati sottoposti inutilmente i militari inviati all'inizio, con l'inganno, in Bielorussia, credendo di dover partecipare solo a un'esercitazione.

 

 

Molti di loro giovani, rimpiazzati via via da commilitoni ancor più giovani. Carne da macello, cui si chiede anche di ignorare il pericolo radioattivo con tutto ciò che è stato e che ne consegue (ma che i discendenti dell'urss dovrebbero conoscere bene).

LE MOSSE
Nel resto del Paese, il riposizionamento tattico della Russia, come segno "di buona volontà" seguito ai colloqui di Istanbul del 29 marzo, ha permesso al Cremlino di puntare tutto sull'offensiva finale in Donbass, che in queste ore entrerà in una fase caldissima. L'esercito russo insieme alla Rosgvardiya cecena avanza da Izyum verso sud est (Sloviansk) e verso sud-ovest (Barvinkove), continuando a colpire pesantemente Kharkhiv e cercando di ricongiungersi con altre divisioni russe abbinate ai separatisti della Milizia Popolare di Lugansk accerchiando migliaia di soldati ucraini. Allo stesso tempo, anche una parte delle forze che da Donetsk si sono dirette già dalle prime ore di guerra verso il Mar d'Azov stanno risalendo i confini del Donbass per chiudere la tenaglia e aggirare le linee Maginot che in 8 annidi stallo politico sono state rafforzate dagli ucraini proprio nei pressi dell'aeroporto di Donetsk. Da lì infatti il fronte si è spostato di pochissimi km perché sfondarlo avrebbe significato morte certa per migliaia di soldati.

In generale, mentre proseguono gli attacchi missilistici in tutto il Paese contro le infrastrutture strategiche (ieri è stato colpito un deposito di carburante a nord di Dnipro, la città che dà il nome al fiume che taglia in due l'Ucraina) e durante la notte ci sono state esplosioni nella cittadina di Radekhiv, a 70 chilometri da Leopoli. Lo Stato maggiore dell'esercito ucraino sostiene che i russi siano pronti a muovere anche in direzione di Pivdennyi Bug, il fiume a pochi km dalla Moldavia e dall'autoproclamata Repubblica di Transnistria in cui i russi hanno basi, depositi di armi e almeno 15mila soldati (ma muoverli da lì resta ancora uno scenario improbabile).

 

 

LA ZONA PIÙ CRUENTA
Infine, il teatro più cruento: Mariupol. La città sul Mar d'Azov è allo stremo, con circa 160mila civili ancora presenti che soffrono della mancanza prolungata di luce, acqua, farmaci e riscaldamento. I miliziani del Battaglione Azov continuano a resistere e le battaglie proseguono casa per casa. I quartieri del porto ed edifici come l'acciaieria Azovstal (trasformato in una roccaforte, anche sotterranea visti i piani interrati) restano i luoghi in cui si concentrano gli scontri. Gran parte del centro è sotto il controllo russo (come il teatro e l'ex sede della SBU, i servizi di sicurezza) e dagli altoparlanti da giorni vengono diffuse esortazioni ai miliziani: «Deponete le armi e potrete tornare dalle vostre famiglie». Un invito a vuoto.

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