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Shanghai, lockdown e metodi brutali? Usa contro Cina, crisi diplomatica a guerra in corso: l'ultimo fronte

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Sono bastati 27 casi di covid, dei quali 9 asintomatici, tra i 18 milioni di abitanti di Guangzhou per chiudere di nuovo tutto. Dopo Shanghai, Pechino temendo le conseguenze della nuova ondata di Omicron, ha imposto il lockdown anche al grande distretto manifatturiero della Cina meridionale, il più grosso aeroporto a nord ovest di Hong Kong. Le autorità hanno ordinato test di massa della popolazione, ma intanto è vietato entrare e uscire dalla Regione senza un tampone negativo fatto nelle 48 ore precedenti; sono stati sospesi gli eventi pubblici e un centro espositivo è stato trasformato in ospedale per far fronte alla nuova "emergenza". 

 

 

Per ora il lockdown è previsto per una settimana, ma come rivela Alessandra Ziniti su Repubblica questa rigida linea di contenimento del virus ha innescato un nuovo fronte caldo tra Cina e Stati Uniti. Messa in secondo piano la guerra in Ucraina con i tentativi - nei quali Pechino e Washington sono attori protagonisti - di far desistere Vladimir Putin dal proseguimento del conflitto, l'ambasciata statunitense in Cina si preoccupa di avvisare i propri connazionali di "riconsiderare" eventuali viaggi in Cina, a causa dell'ondata di contagi e delle restrizioni in atto e dell'applicazione "arbitraria" delle leggi locali. La Cina, con il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, ha ritenuto "infondate" le accuse sulla politica sanitaria. Eppure anche la Camera di commercio dell'Unione europea in Cina ha fatto le sue rimostranze per le misure che stanno costringendo molte aziende a sospendere la produzione o a ritardare le consegne per le restrizioni in atto e la difficoltà negli spostamenti.

 

 

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