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Shanghai, saccheggi ai supermercati e mistero-Covid: cosa non torna sui dati ufficiali, Cina nel caos?

Renato Farina
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La Cina spedisce missili per armare la Serbia esibendo sei giganteschi aerei. Manifestazione teatrale, una pvocazione da superpotenza nel cuore dell'Europa, la quale avrebbe già altre buone ragioni di spavento. Attenzione. Non lasciamoci turlupinare. Xi Jinping non ce la sta raccontando giusta. La parata scenografica di Belgrado serve anche a distrarre l'opinione pubblica dal missile ciclopico, la cui natura è oscura e forse terrificante, che si è abbattuto su Shanghai, capitale economica dell'impero. Un missile con due testate. Usiamo una metafora, ma di questi tempi non ce ne viene una migliore. Nulla o quasi era trapelato, finché alcuni brevi filmati hanno bucato la corazza censoria di Pechino.

 


Libero li ha recuperati insieme a testimonianze inedite raccolte con la collaborazione de ilfederalista.ch. La prima testata ci riguarda direttamente. Potrebbe essere l'annuncio di guai in arrivo da quella parte gialla del mondo che di danni ce ne ha già rovesciati in testa a secchiate. Diciamo la parolina: Covid 19. Le autorità comuniste, infatti, sulla base di nessun morto di Covid (nessun morto!), hanno chiuso la metropoli locomotiva del Paese con una blindatura e misure estreme che non hanno paragoni neppure rispetto al lockdown di Wuhan. Perché? C'è qualcosa che non ci dicono sulla capacità di rinascere del virus dalle sue ceneri, con una invasività e una potenza sulle quali l'unica certezza è che non vengono fornite informazioni? La seconda testata missilistica riguarda il regime comunista: c'è una ribellione che mai si era vista in questa città-vetrina della iper modernità cinese, e la disperazione che vi si coglie è un segnale che il totalitarismo come insegna la storia non riesce mai a schiacciare del tutto la capacità di un popolo di desiderare la libertà.


VIDEO CLANDESTINI - Dopo Shanghai, in lockdown dal 28 marzo, da ieri è stata la volta di Guangzhou (l'antica Canton, 18 milioni di abitanti), nonostante il numero limitato di contagi. E gli interrogativi rimbalzano come impala sulle dune. Che esperimento è? Perché? Vediamo. A Shanghai la nuovissima variante "XE" (una combinazione di varianti già altamente trasmissibili BA.1 e BA.2 di Omicron) ha avuto una progressione rapidissima: 20mila casi al giorno. Tra essi mille sono asintomatici. Eppure per tutti è disposto il ricovero coattivo. Per chi è sano vige il divieto di uscire di casa anche solo per fare la spesa, scuole e aziende chiuse, check-point a ogni angolo, sigilli alle porte delle abitazioni dei positivi. Un filmato mostra la cattura e l'uccisione di cani e gatti trovati infetti. Che accidenti di virus è? Vengono separati dai genitori i bambini trovati positivi, a centinaia sono stati ricoverati in luoghi ignoti alle loro famiglie, e senza possibilità di stabilire contatti con essi, niente telefonini, nessuna notizia. Le strade della megalopoli sono deserte. Solo il personale sanitario o chi è munito di un permesso speciale può uscire all'esterno. Manca il cibo a tanti, lo si può ordinare su Delivery, ma gli anziani non sono capaci e nessuno li assiste, muoiono letteralmente di fame in casa. Se ti sposti per portar loro qualcosa, ti arrestano.


Questo ha esasperato il clima sociale già teso. Ci siamo messi in contatto con un ricercatore italiano, ovviamente sotto anonimato dice: «Molte famiglie riescono a mangiare solamente una volta al giorno perché trovare verdure, uova, carne e acqua in bottiglia sta diventando difficile». La protesta, spiega, prima correva su Weibo, WeChat e Twitter (alcuni dei canali social ancora permessi da Pechino), poi si è trasformata in rabbia. Con tanto di assalti notturni ai supermercati, come documenta un breve video sfuggito alle maglie della censura, e non sono teppisti ad agire, ma gente comune. In un altro video ecco la protesta dei condomini che hanno trovato il coraggio di radunarsi e di filmarsi. Scandiscono: «Fa wu zi, fa wu zi», che letteralmente significa «dateci cibo, dateci cibo». Non c'è nulla come la fame a fornire fascine benzina rogo dei regimi.

 

Lo si capisce da un filmato in cui compare un giovane uomo. Impugna un megafono, mentre c'è chi invano gli si avvicina per invitarlo alla prudenza. Invano. Esiste una soglia oltre la quale non ti importa più di quel che ti accadrà. Conta la verità, contano gli affetti negati: «I supermercati sono chiusi o vuoti. Cosa mangiamo? Cosa beviamo? Non possiamo lavorare. Non ho più denaro, non so più come pagare i miei dipendenti. State conducendo la gente alla morte! Io vivo a Shanghai e non vedo la mia famiglia da due mesi! Mia mamma vive sola: chi si prenderà cura di lei? Cosa può bere, cosa può mangiare? Questa sarebbe l'umanità delle autorità di Shanghai? Non state facendo niente, e per noi questa non è più vita. Non c'è nessuna via d'uscita per me, per noi, per nessuno in questa città. Dov' è il Partito comunista? Dov' è il comunismo? Cosa ne sarà della povera gente? Il Governo mente».


LA RABBIA CRESCE - Una testimonianza esplosiva ha attraversato intatta i reticolati del Partito comunista cinese, impossibile filtrare tutto, tante sono ormai le urla dal silenzio. L. C., una giovane ricercatrice, dal lazzaretto dove è di fatto detenuta, è riuscita a raccontare: «Sono stata ricoverata presso il Fangcang Hospital, che in cinese significa "area di stoccaggio". Ha un'assonanza con un'altra parola cinese che significa "arca di Noè" ma non sarebbe stato appropriato visto che qui mi è sembrato di essere alla fine dell'umanità invece che in un luogo dove si tentava di salvarla». Ci è finita quando ha scoperto di essere positiva, ma asintomatica, e da brava cittadina ha avvisato il servizio sanitario. «Mi hanno ricoverato dopo due giorni di attesa, di notte. Quando sono entrata l'ospedale era vuoto. La mattina dopo, non c'era più un letto libero». Privazione dell'identità personale: «Tutti siamo identificati solo attraverso un numero, niente nome e cognome». Non devono esistere. Nessuno di loro è stato registrato come «positivo» al Covid sul portale sanitario e i loro libretti digitali continuano a risultare «verdi», cioè liberi dal Covid (anche in Cina a quanto pare c'è il green-pass). «Per giorni, durante il mio ricovero, tenevo monitorato sulla tv i nomi degli ospedali dove risultavano ricoverati pazienti Covid. Il nostro non veniva mai menzionato. Per i primi quattro giorni, nessuno tra noi pazienti ha ricevuto alcun tipo di cura per il Covid. Nessuna. Non veniva disinfettato niente, pochissime precauzioni. C'è qualcosa che non torna. Le nostre autorità cosa stanno cercando di nascondere? Cosa ci hanno nascosto finora? Perché lo vogliono coprire? Da cinese, mi pongo spesso queste domande». Ma anche da italiani sarebbe il caso di porsele, e pretendere risposte dall'ambasciatore cinese in Italia. Nessun decesso anomalo, dice il Potere rosso. Tutto nella norma. Eppure il tam tam dei social annuncia che nei due più grandi ricoveri per anziani di Shanghai, la versione locale delle Rsa, pullulano le morti nascoste anche ai parenti, figuriamoci se registrate dai bollettini ufficiali. Si nega tutto, ma i medici non riescono a tener dietro al bisogno. E da altre province le autorità hanno trasferito 38mila sanitari. Prima Shanghai, ora stesse misure Canton. La rabbia cresce in Cina, ma anche la nostra inquietudine.

 

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