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Igor Volobuev, l'ex mister Gazprom smaschera Putin: "La verità sui suicidi degli oligarchi russi"

Maurizio Stefanini
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«A salvarsi da uno tiranno bestiale e crudele non è regola o medicina che vaglia, eccetto quella che si dà alla peste: fuggire da lui el più discosto e el più presto che si può», era una frase di Francesco Guicciardini che lo scrittore Guillermo Cabrera Infante amava citare, per spiegare il perché aveva deciso di andarsene dalla Cuba di Fidel Castro. Più o meno è questa la ragione per cui un oligarca dopo l'altro sta scappando dalla Russia, prima di fare una brutta fine. Il caso più clamoroso è quello di Igor Volobuev, il vicepresidente di Gazprom: non si è limitato a squagliarsela addirittura dal 2 marzo, ma è andato addirittura in Ucraina a combattere contro l'esercito di Putin, arruolandosi nelle forze della difesa territoriale ucraina. Là c'è sicuramente la motivazione in più che lui in Ucraina ci è nato, anche se ci ha vissuto solo 18 anni, per poi andare a vivere e fare carriera in Russia. Più precisamente è di Ochtyrka: una città del nord-est che aveva circa 50.000 abitanti, ma che il 16 aprile dal sindaco Pavlo Kuzmenko è stata dichiarata completamente distrutta a seguito degli attacchi Russi. «Non potevo rimanere a guardare quello che la Russia stava facendo al Paese in cui sono nato», ha spiegato in una al sito di informazione indipendente The Insider. Cinquanta anni, 33 anni di carriera trascorsa a lavorare con società affiliate al colosso statale Gazprom, licenziato dopo aver lasciato la Russia, ha detto anche di aver fatto parte del team di pubbliche relazioni incaricato di denigrare il sistema di gasdotti che attraversano l'Ucraina con i consumatori europei. «Questo crimine è commesso da Putin, dal governo russo, e anche dai russi». Ha detto. «Non è Putin a uccidere gli ucraini, a saccheggiare le loro case, stuprare le donne in Ucraina. Sono i russi. E anche se sono di origine ucraina, anche io ne sono responsabile. Mi vergogno perché la mia responsabilità è doppia: non solo sono un russo, ma sono nato in Ucraina».

 

 

 

VIA DAL TIRANNO

Ma anche dirigenti di società russe senza simili coinvolgimenti emotivi se ne stanno andando. Almeno altri quattro, prima di lui: l'ex primo vice presidente di Sberbank, Lev Khasis, che se ne sarebbe andato il 24 febbraio negli Usa sfruttando la sua doppia cittadinanza; l'ad di Yandex Elena Bunina; il vice ad di Aeroflot, Andrei Panov, che è scappato all'estero a metà marzo; l'inviato per il Clima del Cremlino e ex-vicepresidente di Putin, Anatoly Chubais. E un motivo di questa fuga lo espone appunto Volobuev, quando mette in dubbio l'asserito suicidio dell'ex primo vice presidente di Gazprombank: il 51enne Vladislav Avaev, rinvenuto il 18 marzo ucciso da alcuni colpi di arma da fuoco, insieme alla moglie incinta, 47 anni, e alla figlia di 13 anni, nell'appartamento al 14° piano di un grattacielo di Mosca. «Al momento del suo presunto suicidio, era ancora primo vice presidente di Gazprombank», ha detto. «Non credo che fosse capace di uccidere la sua famiglia. Penso che sia stata una messa in scena. Perché? È difficile da dire. Potrebbe aver saputo qualcosa. Avrebbe potuto essere una minaccia». Il giorno dopo in una in una villa di Lloret de Mar, città della Costa Brava della Catalogna dove trascorreva le vacanze, è stato trovato il cadavere del 55enne Sergey Protosenya: ex top manager del gigante energetico Novatek, patromonio di 400 milioni di euro, impiccato dopo avere apparentemente ucciso nel sonno la moglie 52enne una figlia 18enne con un'ascia e un coltello. «Non credo fosse suicidio», ha detto Volobuev anche di questo caso. «Non è stato papà», dice anche Fwdor, il figlio di Protosenya unico sopravvissuto della famiglia. «Amava mia madre e soprattutto Maria, mia sorella. Lei era la sua principessa e lui non avrebbe mai fatto loro del male. Non so cosa è accaduto quella notte, ma so che mio padre non le ha colpite», ha detto in una intervista al Daily Mail. E anche vario amici della famiglia dicono cose analoghe.

 

 

 

AVVERTIMENTI DEI SERVIZI

Quando le due notizie arrivarono, la concomitanza con attentati e incendi in Russia fece anche pensare a una possibile vendetta ucraina. Ma in Russia pare che quasi tutti abbiano invece dato la colpa a Putin. Non è chiaro se per punire "traditori" e tiepidi, o per dare avvertimenti: colpire uno per educarne cento. Né questi sono i soli casi. Anche il miliardario Vasily Melnikov è stato trovato morto nel suo appartamento di lusso a Nizhny Novgorod, insieme alla moglie e ai loro due figli, lo scorso 24 marzo. Uccisi a coltellate. Mentre il 28 febbraio è stato trovato impiccato nel garage della sua villa da 18 milioni nel Surrey, Regno Unito, Mikhail Watford: oligarca 66enne che aveva fatto la sua fortuna nel business del petrolio e del gas. E il 25 febbraio anche il 61enne lalto dirigente di Gazprom Alexander Tyulyakov è stato trovato impiccato nella sua casa vicino a San Pietroburgo. Se anche in Spagna e in Inghilterra gli agenti dello zar riescono a colpire, paradossalmente può essere proprio l'Ucraina un posto sicuro. 

 

 

 

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