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Sergej Shoigu "non deve essere ucciso": la velina dei servizi Usa, il ministro un nemico di Putin?

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La guerra delle spie e dei servizi di intelligence non conosce sosta. Come è noto di fatto gli Stati Uniti, stando a quanto riportato dal New York Times, avrebbero aiutato l'esercito ucraino a localizzare alcuni "obiettivi sensibili" russi. Una mossa che, grazie anche alle comunicazioni satellitari, avrebbe portato anche all'abbattimento di alcuni droni russi, al siluramento di alcune unità navali di Mosca e alla cattura di diversi militari. Ma adesso i servizi di intelligence statunitensi cominciano a tirare il freno. Le voci di una "guerra per procura" lanciate da Mosca cominciano a preoccupare Washington che alla lunga non può dirsi estraneo al conflitto dato che le informazioni principali dal punto di vista della localizzazione degli obiettivi arrivano proprio dagli Stati Uniti.

 

 

 

Ed è per questo motivo che, come riporta il Corriere, c'è stata una inversione di tendenza. Un'inversione di tendenza proprio sui target da colpire. Gli Usa vorrebbero evitare di sporcarsi troppo le mani suggerendo la posizione di alcuni generali in capo dei russi. Tra questi c'è anche l'attuale ministro della Difesa, Sergej Shoigu. Le nuove regole diramate dall'Intelligence di fatto prevedono due paletti importanti: i servizi Usa potranno comunicare informazioni agli ucraini a patto che queste comunicazioni non portino all'uccisione del capo di stato maggiore Valery Gerasimov o del ministro della difesa russo, Sergej Shoigu.

 

Il secondo paletto è il divieto di fornire informazioni che potrebbero aiutare Kiev fuori dai confini. Insomma la guerra si aggiorna anche dal punto di vista delle informazioni "segrete" e a quanto pare gli americani avrebbero tirato i remi in barca almeno sul fronte delle alte sfere dell'esercito di Mosca. Insomma gli Usa tra le righe suggeriscono a Kiev di non dare la caccia a Shoigu. Un altro mistero in questa guerra senza fine.

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