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Xi Jinping, "prima viene la Cina": il secco "no" a Putin, come possono cambiare le sorti della guerra

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Di fronte alle richieste di Vladimir Putin, Xi Jinping ha risposto "no". Il presidente cinese non aiuterà la Russia militarmente, tecnologicamente e finanziariamente nella guerra in Ucraina. Il timore di Xi è quello di incappare nelle stesse sanzioni con cui l'Occidente ha punito Mosca. Da qui qualche tensione tra i due Paesi. Secondo il Washington Post, infatti, tra i funzionari si è passati dall’"amicizia senza confini" ai "contatti tesi". La Cina è dunque vicina alla Russia su un piano politico e diplomatico e Xi Jinping lo ha dimostrato più volte. Non a caso il presidente cinese ha accusato Nato e Stati Uniti di provocare lo zar, così come definito le sanzioni "un abuso illegale" e gli aiuti militari a Kiev un "azzardo illegittimo". Questo però a parole, perché nei fatti l'atteggiamento di Pechino si è visto bene dallo sbilanciarsi. 

Addirittura molte grandi società hanno abbandonato la Russia. "La Cina - dice una fonte anonima di parte cinese al quotidiano - resta convinta sostenitrice delle ragioni della Russia, consideriamo le sanzioni illegali, ma non possiamo ignorare gli interessi nazionali in questa vicenda: e il governo di Pechino metterà sempre e comunque il benessere del popolo cinese davanti a ogni considerazione". Insomma, aiutare sì, ma non a discapito dei propri cittadini. 

I rapporti tesi con il Cremlino non devono però farci stupire. Basta ricordare Mao Zedong, ex Presidente della Repubblica Popolare Cinese, che con Stalin, omologo dell'Unione Sovietica, andava tutt'altro che d'accordo. Il Grande Timoniere ha infatti sempre mal tollerato la supponenza con cui Stalin e i suoi successori lo consideravano, sorta di "parente rozzo del socialismo internazionale".

 

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