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Vladimir Putin, "soldi a utili idioti": come vince la battaglia interna (e cosa c'entra Di Battista)

 Vladimir Putin

Carlo Nicolato
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La Russia tiene botta? Se dessimo ascolto a quanto ci racconta Di Battista da Mosca non solo gli effetti catastrofici delle sanzioni preconizzati dall'Occidente non si stanno palesando, ma addirittura la Russia starebbe quasi meglio di noi che siamo rimasti vittima delle stesse misure varate per annichilirla. Se l'inviato Di Battista non si attenesse alla propaganda del Cremlino sarebbe probabilmente cacciato a calci dal Paese ma il suo reportage rimane comunque un documento per capire quale sia la nuova narrativa di Putin da qualche settimana uscito dalla modalità crisi, in cui appariva aggressivo e minaccioso, e rientrato in quella della "normalità" del leader paternalistico, rilassato e sicuro di sé, la sua dimensione di sempre insomma. Putin ha smesso di minacciare con le armi nucleari quella metà di mondo definito «feccia» ed è tornato a paragonarsi a Pietro il Grande, a raccontare, proprio come Di Battista, che le sanzioni gli stanno facendo un baffo presentandosi al vertice dei Brics nella veste del vincitore, di quello che la Divina Provvidenza ortodossa gli ha consegnato le chiavi per creare un mondo alternativo a quello comandato dal dollaro.

 

 

QUESTIONE DI IMMAGINE
«Lo shock iniziale è passato e le cose si sono rivelate non poi così male», ha detto Abbas Gallyamov, ex ghost writer di Vladimir, ora riparato in Israele. «Capisce che la sua legittimità si basa sull'essere forte e attivo, sulla recitazione e sull'immagine vincente», ha continuato Gallyamov, e fondamentale per lui è che nel suo Paese tutto sia come sempre, che si torni all'apparente normalità, che l'«operazione speciale» in Ucraina appaia come qualcosa sotto controllo e comunque lontana. Anche nel campo dell'informazione è finita l'emergenza e a parte qualche caso più o meno isolato, come quello di Maria Ponomarenko rinchiusa in un manicomio e di altri che si sono dimessi (lasciando spesso il Paese), per la gran parte dei giornalisti è bastato un aumento di stipendio del 20% e lo stretto controllo delle informazioni date per il ritorno alla normalità. «Va bene protestare, ma chi paga i nostri mutui se per orgoglio lasciamo il posto di lavoro?» ha detto un giornalista della rete pubblica Rossija 1 al Moscow Times.

Ma non solo, c'è una sorta di ostracismo generalizzato in stile sovietico contro i "dissidenti" con il quale poi non è facile convivere. «Stavo pensando di smettere» ha detto un altro giornalista di Rossija 1, «ma i soldi sono importanti. Speravo che i colloqui di pace avrebbero ottenuto dei risultati. Inoltre, il nostro management ci ha parlato, ci ha calmato e ha detto che avremmo dovuto pensare a noi stessi». La normalizzazione passa dunque anche per Di Battista che in Russia, non a caso, fa il giornalista: «Gli effetti delle sanzioni si sentono relativamente», dice l'ex deputato dei 5 Stelle, «i prezzi sono aumentati, ma meno di quanto non siano aumentati in Europa». I dati ufficiali ci dicono l'esatto contrario con un inflazione in Europa che è di poco oltre l'8% e quella in Russia del 14%. Ma l'importante è l'effetto normalità di cui anche Di Battista parla esplicitamente: «Il rublo è forte e, seppur con maggiori difficoltà, le persone vivono normalmente invadendo i ristoranti, i parchi pubblici e i centri commerciali, dove i negozi di abbigliamento occidentale vengono sostituiti da marchi russi».

 

 

Stanno perfino tornando gli oligarchi e alcuni di quelli che avevano lasciato la Russia per paura di un tracollo economico. Sono pochi per la verità, e sono soprattutto quelli che sono riparati in Paesi dove non è facile ottenere un visto di rifugiato, ma sono funzionali. Tra il bastone e la carota anche in questo caso Putin ha preferito usare quest'ultima non ascoltando le sirene di quelli che invocavano vendetta. Tra questi c'era ad esempio il leader di "Russia Sobria" Sultan Khamzaev che chiedeva che agli espatriati venissero requisiti tutti i beni così come dispone la legge sulle "fake news" relative alla guerra in Ucraina, ma Putin ha preferito non dargli retta lasciando che le pecore smarrite tornassero all'ovile. E dimostrare al resto del mondo che l'Occidente ha fallito. La Russia tiene botta? È quello che Putin vuole farci credere. 

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