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Russia, il Cremlino vuole l'Alaska: "Gli Stati Uniti non dimentichino..."

Daniele Dell'Orco
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Nell'eternità gioco delle parti ora Usa e Russia rischiano di scontrarsi su un altro campo: quello della storia. Da Mosca è arrivata all'Occidente una nuova minaccia mossa per bocca del presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, che parlando in aula ha dichiarato che «l'America deve ricordarsi dell'Alaska». Uno Stato nello Stato, vista la sua estensione territoriale, oggi figura come una exclave americana confinante col Canada e lo stretto di Berign, ma che faceva parte della Russia fino al giorno in cui gli Stati Uniti l'acquistarono, il 30 marzo 1867, alla modica cifra di 7,2 milioni di dollari secondo le stime della Biblioteca del Congresso americano. Un tozzo di pane, che seppur rapportaro al cambio attuale (miliardi) sembra comunque poco agli occhi di un revanscista russo. Dovettero trascorrere quasi 100 anni quando, nel gennaio 1959 assieme alle Hawaii, divenne finalmente parte integrante degli Usa.

 

Un finale che i russi ancora non dimenticano. «Quando tentano di appropriarsi dei nostri beni all'estero, dovrebbero essere consapevoli che abbiamo anche qualcosa da rivendicare», ha detto Vyacheslav Volodin,speaker dell Duma, la camera bassa di Mosca, durante un incontro con funzionari come riportato dall'Associated Press. Volodin ha voluto ricordare anche una proposta, poi caduta nel nulla, del suo vice Pyotr Tolstoy sull'indire un referendum in Alaska per l'adesione alla Federazione russa. Poi ha agguinto che «la Russia non interferisce negli affari americani, ma i politici americani hanno incolpato la Russia per tutto ciò che sta accadendo nel paese». Secondo Newsweek, la frase di Volodin suggerisce che la Russia potrebbe prendere di mira l'Alaska come vendetta per il congelamento dei beni russi, una mossa che avvierebbe un'escalation militare.

Russia e Alaska sono divise soltanto da una stretta e corta fascia di mare che è lo Stretto di Bering. L'Alaska continentale e la Russia si trovano a 55 miglia di distanza nel punto più vicino tra la penisola di Seward, in Alaska, e la penisola di Chukotka in Russia. Le tensioni tra Usa e Cremlino sono ormai conclamate da mesi a causa degli aiuti inviati a Kiev e dalle sanzioni occidentali decise dalla Nato. Vladimir Putin ha più volte minacciato un conflitto diretto contro la Nato, facendo temere un allargamento della guerra oltre i confini ucraini.

 

In alcune città come Krasnoyarsk,in Siberia,sono già comparsi cartelli che chiedono l'inizio di un'operazione militare in Alaska. Una boutade. Almeno per ora. Ieri è tornato a parlare anche Vladimir Putin: «Dicono di volerci sconfiggere sul campo di battaglia, che ci provino. Abbiamo già sentito molto volte che l'Occidente vuole combatterci fino all'ultimo ucraino», ha detto con sarcasmo il presidente durante un intervento di fronte ai leader dei gruppi alla Duma. «Non abbiamo ancora iniziato a fare sul serio» in Ucraina, «ma al tempo stesso non rifiutiamo di tenere collqui di pace». L'Occidente, che voleva colpire l'economia russa e demoralizzare la società con le sanzioni, ha fallito, ha proseguito Putin. «Ovviamente, non stavano solo cercando di colpire duramente l'economia russa. Il loro obiettivo era seminare discordia, confusione all'interno della nostra società, demoralizzare la nostra gente. Ma qui hanno sbagliato i calcoli».

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