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Tokayev, la mossa del kazako per neutralizzare Putin: si rischia un'altra guerra

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Dopo quello ucraino, per la Russia e Vladimir Putin si apre il fronte del Kazakistan. Per ora non guerra guerreggiata, insomma non un conflitto bellico in senso tecnico. Ma una battaglia tra accordi, sanzioni e... petrolio. Già, il Kazakistan potrebbe rovinare i piani del Cremlino: ha infatti deciso di ritirarsi dall'accordo della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) sulla circolazione monetaria interstatale, che promuove la cooperazione economica fra le repubbliche ex sovietiche che fanno parte dell'organizzazione. La decisione è stata ufficializzata dal presidente, Kassym-Jomart Tokayev ed è stata confermata da media locali. 

La decisione arriva nel mommento di massima tensione tra Astana e Mosca, con Putin che ha chiuso per un mese il Caspian Pipeline Consortium, uno dei più grandi oleodotti al mondo, che trasporta petrolio dal Kazakistan alla costa russa del Mar Nero, ufficialmente per "violazioni ambientali", ma è fin troppo facile capire che le cose non stanno così. Le tensioni tra i due Paesi sono esplose dopo che Tokayev, al Forum economico di San Pietroburgo, non si era detto pronto a riconoscere le autoproclamante Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk.

Ma non è tutto. Oltre all'uscita dall'accordo sulla circolazione monetaria, Tokayev starebbe pensando di costruire un nuovo oleodotto in grado di trasportare petrolio in Europa senza passare per la Russia: una mossa che segnerebbe il punto di non ritorno nei rapporti tra i due Paesi. Il Kazakistan, insomma, potrebbe diventare un fornitore alternativo per l'Europa, compromettendo almeno in parte il ricatto petrolifero del Cremlino all'Ue. Stando a quanto rilanciato da media internazionali,  il nuovo oleodotto kazako attraverserebbe il Mar Caspio, passando per Azerbaijan, Georgia e Turchia, così da evitare il suolo russo per arrivare al Mar Nero.

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