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Russia, l'ultimo eroe che combatte Vladimir Putin: chi è quest'uomo, l'incubo dello zar

Daniel Mosseri
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«Anche prima, l'atmosfera nel Paese non era delle migliori per lavorare come avvocato, ma dall'inizio della guerra le cose sono diventate davvero molto difficili». Ivan Pavlov ben sintetizza le difficoltà di chi oggi in Russia combatte una nuova battaglia. Ivan è l'attivista russo per i diritti umani che dirige Team 29, un'associazione di avvocati che fornisce assistenza legale a persone prese di mira dal regime. Cittadini che rivendicano il proprio diritto a ricevere e distribuire informazioni, a difendersi dagli abusi delle forze dell'ordine che siano perquisizioni o interrogatori come pure i tentativi di reclutamento da parte degli agenti di sicurezza.

 

 


Il Moscow Times, testata online che racconta la grande madre Russia in inglese, ha raccolto le testimonianze di chi, come Ivan, sta affrontando la nuova sfida iniziata lo scorso 24 febbraio con «l'operazione militare speciale» lanciata dal Cremlino per «denazificare» l'Ucraina. Poiché Mosca non è formalmente in guerra con Kiev, gli avvocati di Team 29 aiutano centinaia di militari russi a rifiutare la chiamata alle armi nel Donbass o negli altri oblast meridionali ucraini già finiti sotto il controllo di Mosca.
 

 

 

RIBELLI SIBERIANI I "renitenti" sono in maggioranza uomini delle forze armate oppure della Guardia Nazionale della Federazione Russa, che risponde direttamente al Cremlino. «Un paio di settimane fa una mia follower mi ha scritto che suo figlio e alcuni dei suoi commilitoni al fronte hanno dato il preavviso di dimissioni», ha dichiarato Andrei Rinchino. Rinchino guida il dipartimento legale della Free Buryatia Foundation, organizzazione contro la guerra fondata da residenti della lontana Repubblica di Buriazia, ai confini con la Mongolia.
«Un centinaio di persone si sono dimesse tutte allo stesso tempo». L'avvocato ha spiegato che evitare di essere inviati in zona di guerra è, in teoria, un'operazione relativamente semplice. «Basta illustrare le proprie convinzioni anti-guerra, ossia che si è contrari a imbracciare il fucile e a sparare». I problemi arrivano a valle, per esempio con i licenziamenti dalla Guardia Nazionale di chi - vuoi per convinzione vuoi perché contrario alla politica della carne da cannone con cui Putin sta lentamente vincendo la sua guerra contro Kiev - si oppone all'operazione speciale. Ma alcuni «hanno anche assunto degli avvocati allo scopo di mantenere il proprio lavoro», racconta Mikhail Benyash, un avvocato della regione Krasnodar. In dodici si sono rivolti a lui e in tre gli hanno anche chiesto di denunciare l'ex datore di lavoro. La Russia è un paese grande e grandi sono i suoi numeri. A marzo i russi avevano dichiarato di avere perso 1.350 effettivi nella guerra contro l'Ucraina mentre per Kiev i russi caduti fino a fine giugno sarebbero 35.000. Informazioni difficili da verificare. Strumentalizzata dall'una come dall'altra parte, la morte al fronte fa comunque paura e Pavel Chikov, attivista per i diritti umani e leader del gruppo Agora, ha riferito di aver fornito nel primo mese di combattimenti consulenza legale a più di 700 militari russi pronti a girare i tacchi e tornare a casa. Non esistono dati pubblici su quanti soldati abbiano evitato di essere inviati a combattere in Ucraina grazie all'aiuto degli avvocati, ma è probabile che il numero si aggiri sulle migliaia. In una "demokratura" come quella russa è normale che gli stessi legali finiscano nei guai, e che ci finiscano per difendere ex militari che fino al giorno non nascondevano le proprie simpatie per Vladimir Vladimirovic. L'avvocato Dmitriy Talantov è stato arrestato a giugno con l'accusa di aver diffuso «false informazioni» sull'esercito russo, e rischia fino a dieci annidi carcere. Sempre a giugno un tribunale dell'exclave russa di Kaliningrad ha ordinato all'avvocato Mariya Bontsler di pagare una multa da 1.000 dollari per aver messo in discussione le azioni della Russia in Ucraina.

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