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Vladimir Putin, l'Europa lo sfida. FT: "Verso il blocco dei visti"

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L’Ue si appresta a sospendere l’accordo con la Russia sui visti. Lo riporta il Financial Times precisando che il provvedimento potrebbe essere adottato già la settimana prossima dai ministri degli Esteri dell’Unione.  Si tratta di un tentativo di frenare il numero di permessi di viaggio rilasciati dopo che alcuni Stati membri dell’est hanno minacciato di chiudere unilateralmente i loro confini ai turisti russi, spiega il quotidiano britannico. Alcuni Paesi, si legge sul sito del Financial Times, hanno chiesto un’azione collettiva per impedire ai cittadini russi di recarsi nell’Ue con visti turistici per punire Mosca per la sua invasione dell’Ucraina. Paesi come la Repubblica Ceca e la Polonia hanno smesso di rilasciare visti ai turisti russi poco dopo che il presidente Vladimir Putin ha ordinato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina lo scorso febbraio. Da allora hanno chiesto a Bruxelles di emanare un divieto completo, facendo eco a un appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

 

Ma altri hanno continuato a rilasciare i documenti di viaggio, consentendo ai russi con visto di viaggiare ovunque nell’area di libera circolazione Schengen. Come primo passo, i ministri intendono sostenere politicamente la sospensione dell’accordo del 2007 che facilita il rilascio dei visti fra UE e Russia in una riunione di due giorni che si terrà a Praga a partire da martedì, hanno detto al Financial Times tre funzionari coinvolti nei colloqui. "Non è appropriato che turisti russi possano passeggiare nelle nostre città, nei nostri porti turistici", ha affermato un alto funzionario dell’UE. "Dobbiamo inviare un segnale alla popolazione russa che questa guerra non va bene, non è accettabile", aggiunmge la stessa fonte. Parti dell’accordo del 2007 relative alla libera circolazione di funzionari governativi e uomini d’affari sono state sospese a fine febbraio. Una sospensione più ampia eliminerebbe il trattamento preferenziale per i russi quando richiedono i visti dell’UE e li costringerebbe a pratiche burocratiche più lunghe e più costose. 

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