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Bollette, ecco chi salva i cittadini e come: rovinoso flop italiano

Michele Zaccardi
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Nella tempesta energetica che scuote l'Europa, sono due i Paesi presi ad esempio per le misure adottate: Francia e Spagna. Sebbene entrambi abbiano speso meno dell'Italia (49,5 miliardi di euro pari al 2,8% del pil), sono ritenuti dei modelli da imitare. Partiamo dalla Francia. Parigi finora ha stanziato 44,7 miliardi in aiuti, l'1,8% del pil. Il provvedimento più importante preso dal governo francese, e invocato anche dal leader della Lega, Matteo Salvini, è stato calmierare, a partire da febbraio, la crescita del prezzo dell'elettricità al 4% per i clienti domestici del mercato tutelato (pari al 70% del totale). In sostanza, è stato imposto al colosso dell'energia Électricité de France (Edf), proprietario dei reattori nucleari francesi, di vendere a prezzi fissi. Non solo. A partire dal primo aprile e fino al 31 dicembre, Edf è stata obbligata anche ad aumentare del 20% (da 100 a 120 terawattora) la quantità di elettricità che cede alle utilities a un prezzo regolato di 46,2 euro al megawattora. Tutto questo si è tradotto in una perdita di 8,3 miliardi di euro e in una richiesta di risarcimento da parte della società nei confronti dello Stato. Che, nel frattempo, è stato costretto a intervenire per salvare Edf.

 

 

SALVATAGGIO DI STATO
Dopo una ricapitalizzazione da 3,1 miliardi di euro a marzo, il governo francese, che ne deteneva una quota dell'84%, ha proceduto a nazionalizzare Edf, acquistando per 9,7 miliardi il restante 16%. Sul fronte del gas, invece, già a settembre del 2021 Parigi aveva bloccato, per tutto il 2022, il prezzo per i clienti del mercato regolamentato. Di recente, infine, la premier, Elisabeth Borne, ha ventilato l'ipotesi di introdurre una tassa sugli extraprofitti, sulla scorta di quanto fatto in Italia (dove, però, sui 4,2 miliardi attesi dalla prima rata di giugno, lo Stato ne ha incassati appena 1). Veniamo alla Spagna. Madrid ha speso in totale 27,3 miliardi di euro (2,3% del pil). Dopo aver ottenuto in aprile il via libera da Bruxelles in ragione degli scarsi collegamenti con il resto del continente, il governo spagnolo ha stabilito un tetto al prezzo del gas fino a maggio 2023: 40 euro al megawattora per un semestre, che saliranno di 5 euro al mese durante i successivi sei.

 

 

Il conto per le casse statali è stimato in 6,3 miliardi di euro, che serviranno a compensare la differenza tra quanto pagato dai produttori di elettricità al Ttf di Amsterdam per rifornirsi di gas e l'asticella del tetto. Per finanziare le misure varate, Madrid ha tassato i profitti in eccesso realizzati dai produttori da fonti pulite rispetto a un prezzo fissato a 20 euro al megawattora, poi portato a 67 (2,6 miliardi). A luglio, inoltre, il governo ha deciso di introdurre, per il 2023 e il 2024, un'imposta sugli extraprofitti di banche e utilities energetiche, che dovrebbe generare un gettito di 7 miliardi totali. Nel frattempo, in Italia si è infiammato il dibattito politico sull'energia. Alle dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio, secondo cui in Europa Giorgia Meloni «non potrà battersi per il tetto al prezzo del gas», ha risposto l'europarlamentare di FdI- Ecr, Nicola Procaccini: «Noi di Fratelli d'Italia sono mesi che invochiamo, in Italia come a Bruxelles, l'applicazione di un Price cap al gas come misura prioritaria per affrontare il caro bollette».

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