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Vladimir Putin, rinviato il discorso alla Russia: due scenari inquietanti

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Il grande e atteso discorso di Vladimir Putin sui nuovi referendum di annessione del territorio ucraino è stato rinviato a mercoledì mattina. Lo hanno riferito diversi media e canali Telegram russi. Secondo diversi organi di informazioni e canali sui social network, il discorso televisivo del presidente russo all'indirizzo dell'opinione pubblica interna è stato riprogrammato alle 8 ora di Mosca (le 7 italiane). Forbes Russia, citando due fonti nell'amministrazione del Cremlino, ha invece affermato che il discorso sarà trasmesso "quando l'Estremo Oriente si sveglierà". Non è però del tutto chiaro il motivo per cui il discorso sia stato rinviato. Gli analisti hanno ipotizzato che il discorso possa servire anche ad annunciare una parziale mobilitazione in Russia. Gli esperti filo-Cremlino hanno detto ai loro lettori di andare a letto. "Domani!", ha pubblicato sui social il presentatore televisivo Vladimir Soloviev

Secondo le indiscrezioni delle ultime ore, l'annuncio del via libera ai referendum verrebbe considerata una provocazione, visto che il voto non verrebbe riconosciuto dalla comunità internazionale; peraltro, darebbe alla Russia la giustificazione di una possibile reazione nucleare a quello che verrebbe interpretato di fatto come un attacco al proprio territorio. Una mobilitazione, invece, non priva di rischi sul fronte interno, sarebbe interpretata come un segno di debolezza e una ammissione che il conflitto non sta andando come intendeva il Cremlino. 

"Il referendum per l'annessione dei territori controllati in Ucraina - ha commentato il direttore di Limes Lucio Caracciolo, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 - non è una bella notizia. E' il segnale che quella è Russia, e dunque si riparte da lì. In quei territori la Russia potrà fare quel che vuole secondo il risultato scontato di un referendum che evidentemente se dovesse andare in un'altra direzione potrà venire manipolato". "Quella è Russia - ribadisce Caracciolo - e vuol dire che la guerra potrà durare qualche decennio, perché certamente l'Ucraina non accetterà che il 15 o 20 per cento diventi russo e che la Russia una volta annessi non vorrà più mollare quei territori". 

Dura la reazione dell'Unione europea: l'alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell ha chiesto nuove sanzioni anti-russe: "Saranno prese in considerazione ulteriori misure restrittive contro la Russia", ha affermato Borrell. "Tutti coloro che sono coinvolti in questi referendum e in altre violazioni delle leggi internazionali in Ucraina saranno ritenuti responsabili", ha aggiunto. I referendum, ha avvertito Borrell, "non possano in nessun caso essere considerati un'espressione della volontà delle persone che vivono in questi territori", che "sono sotto costante minaccia e intimidazione militare russa". L'Unione europea "rimarrà ferma nel suo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina".


 

 

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