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Russia, "domani la cerimonia di annessione dei territori ucraini"

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La cerimonia di annessione formale dei territori ucraini occupati alla Russia avverrà domani, venerdì 30 settembre, alle 14 (ora italiana). Lo ha reso noto il Cremlino, riferendo che a margine della cerimonia il presidente russo Vladimir Putin incontrerà i leader delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, oltre a quelli delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, dove pochi giorni fa sono stati organizzati i referendum popolari. Referendum che però sono stati subito bollati come una "farsa" dal mondo occidentale e Nato, Ue e Usa hanno già detto che non hanno alcuna intenzione di riconoscerli. Una nuova tensione diplomatica e militare che secondo gli esperti potrebbe contribuire a innescare una drammatica escalation nucleare. Una eventuale "incursione" militare occidentale in quei territori, infatti, potrebbe essere letta come "minaccia esistenziale" al territorio russo da Mosca e come tale legittimare l'uso di bombe atomiche tattiche sul territorio ucraino. Le conseguenze sono facilmente immaginabili.

Inquietudine si respira anche a Pechino. Il quotidiano cinese Global TImes ospita l'intervento di Cui Hongjian, direttore del Dipartimento di studi europei dell'Istituto cinese di studi internazionali, secondo cui con i referendum d'annessione organizzati dalla Russia in Ucraina potrebbero aprire "una nuova fase" del conflitto e permettere a Mosca di trasformare "l'operazione militare speciale" in una questione di "difesa nazionale". Secondo lo studioso, l'annessione di Donestk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia al territorio russo potrebbe spingere Mosca a una maggiore mobilitazione per difendere i nuovi territori dalle forze ucraine, che a quel punto sarebbero pienamente qualificate come "invasori". La guerra potrebbe diventare allora "una questione di 'difesa nazionale' e spingere la Russia ad agire con più forza per combattere e scoraggiare (anche) potenziali interventi dall'Occidente", secondo Cui. D'altra parte, i Paesi occidentali potrebbero essere spinti a un intervento più diretto nel conflitto o a incrementare le forniture militari all'Ucraina, il che sarebbe "una buona notizia per i giganti dell'industria militare statunitense"; queste beneficerebbero infatti di "un aumento degli ordini di armamenti mentre Russia e Ucraina continuano a sanguinare".

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