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Putin è spacciato: "I suoi più stretti collaboratori...", chi è questa donna

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Il sistema di potere di Vladimir Putin mostra le prima, profonde, crepe. Gli alti ranghi infatti sono convinti del fatto che la sconfitta in Ucraina sia una possibilità, ragione per cui tira aria di rivolta. E a confermare che lo zar potrebbe avere i giorni contati ci pensa Tatyana Stanovaya, fondatrice del centro R-Politik, un progetto di analisi indipendente sulla politica russa contemporanea.

 

Analizzando gli ultimi avvenimenti al fronte e al Cremlino, in un lungo articolo per Carnegie Russia, la Stanovaya ha spiegato: "Tutto questo apre la questione della disponibilità della classe dirigente a rimanere al fianco di Vladimir Putin fino alla fine amara, soprattutto di fronte alla minaccia crescente dell'uso di armi nucleari, elemento quest'ultimo da cui dissentono perfino stretti collaboratori di Putin".

 

E ancora, ha aggiunto: "Fino a poco tempo fa, sembrava che malgrado aspettative fosche e mugugni le élite e i tecnocrati non avrebbe abbandonato il presidente, qualsiasi fosse il costo della vittoria. Ma ora lo scenario è cambiato". Secondo l'esperta, "fino a settembre la classe dirigente aveva scelto pragmaticamente di sostenere Putin come garante contro la sconfitta. Ma le cose ora si sono sviluppate in modo che ora chi ha posizioni di responsabilità deve scegliere fra diversi scenari di sconfitta. E questo rende Putin più vulnerabile", rimarca. 

Sulla base di questi presupposti, ecco le conclusioni: "Se non ci sarà più la vittoria, ci sono solo due opzioni: la sconfitta, che significa il collasso del regime di Putin, con tutti i rischi associati per le élite, o l'opzione nucleare, che significherebbe una minaccia universale alla sopravvivenza fisica", spiega la Stanovaya, confermando il fatto che il mondo corre un altissimo pericolo-nucleare.

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