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Biden, la bomba dei chip cinesi: 7,7 miliardi, "dichiara guerra" a Pechino

 Biden e Xi Jinping

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Quella di Joe Biden è una sorta di dichiarazione di guerra a Pechino. Le azioni dei principali produttori di chip cinesi, infatti, hanno perso 7,7 miliardi di dollari di valore di mercato perché, secondo quanto riporta il Financial Times, i nuovi controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti hanno minacciato di ostacolare i piani di Pechino per l'autosufficienza tecnologica. La Semiconductor Manufacturing International Corp, il più grande produttore cinese di chip, è scesa fino al 5,2% a Hong Kong lunedì 10 ottobre mentre la Hua Hong Semiconductor è crollata fino al 10,4% e la Shanghai Fudan Microelectronics è crollata fino al 24,6%.

Non sarebbe un caso che queste forti perdite siano avvenute dopo che venerdì Washington ha annunciato nuovi controlli sulle esportazioni che limitano la vendita di semiconduttori prodotti con tecnologia statunitense a meno che i venditori non ottengano una licenza di esportazione. Inoltre ai cittadini o altre entità statunitensi è vietato collaborare con i produttori di chip cinesi senza un'esplicita approvazione ed è limitata l'esportazione di strumenti di produzione che consentirebbero alla Cina di sviluppare le proprie apparecchiature.

"Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha dichiarato venerdì di aver aggiunto 31 aziende alla sua 'lista non verificata', nel tentativo di rendere più difficile per le aziende cinesi la produzione o l'ottenimento di chip per computer avanzati, fondamentali per le tecnologie d'avanguardia", si legge sul Ft, "la società Naura Technology, quotata a Shenzhen, che ha dichiarato che una delle sue unità è stata aggiunta alla lista, lunedì ha subito un calo del 10% massimo consentito a Shenzhen. Tra le altre società che hanno subito perdite importanti sui mercati della Cina continentale figurano ACM Research Shanghai e Advanced Micro-Fabrication Equipment".

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