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Angela Merkel travolta dallo scandalo: "Come si spende soldi pubblici"

Daniel Mosseri
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Una spendacciona. È l'accusa che il governo di Olaf Scholz ha mosso ad Angela Merkel. L'ufficio messo a sua disposizione al Bundestag non è legato al suo status «ma all'adempimento di funzioni post -incarico» si legge nel rapporto finito nelle mani dello Spiegel. Un giro di parole per ricordare all'ex donna più potente d'Europa che deve giustificare ogni singola spesa. L'uso delle risorse «per scopi privati oppure per ottenere un reddito aggiuntivo è da escludere». E ancora: «Il rimborso delle spese di viaggio è possibile solo se nel caso in cui l'ex cancelliera viaggi per conto del governo federale». Merkel, che ha guidato la Germania per 16 anni e la Cdu per 18, oggi dispone di un ufficio al Bundestag con nove dipendenti.

Ma la leader venuta dall'est conosce benissimo il funzionamento della cosa pubblica, e la tirata d'orecchi sorprende ancora di più se si pensa al suo lungo regno: anni in cui ha dato prova di grande semplicità nello stile di vita, lontanissima dagli eccessi di altri leader tedeschi come per esempio il nuovo leader della Cdu, Friedrich Merz, che gira col jet privato o come l'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, cinque mogli, abiti firmati, maglioni di cashmere e sigari costosi. Lo scorso maggio il Bundestag ha tolto i benefici a Schröder per manifesta indegnità: nel 2005 l'uomo è passato dalla guida del governo alle dipendenze dei colossi del gas russo grazie alla sua personale amicizia con Vladimir Putin del quale è ancora un grande supporter.

Di Merkel si dice invece che abbia comprato tutti i suoi tailleur in un unico negozio di Amburgo: trovato il taglio e la taglia giusti, avrebbe acquistato tanti esemplari di colore diverso, usandoli come un'uniforme. Di lei non si ricordano né indumenti firmati né monili preziosi e anche per le sue vacanze da cancelliera ha sempre optato per le terme a Ischia o per le passeggiate sulle Dolomiti. E il fine settimana nella casetta in Brandeburgo a preparare la zuppa al marito. L'ex cancelliera, insomma, non si è mai montata la testa, rimanendo ancorata alla sua origine di figlia di un pastore protestante, cresciuta nella Germania del socialismo reale. 

Anche dopo un vertice a Mosca o alla Casa Bianca si faceva fotografare mentre spingeva il carrello al supermercato sotto casa. Riesce difficile immaginare che, lasciato il potere, si sia messa a lucrare sull'ufficio di cui dispone al Bundestag. Se nove dipendenti sono tanti, starà al Parlamento dare una sforbiciata. Nel frattempo, resta il dubbio che la rampogna sia una piccola vendetta politica da parte del ministro delle Finanze, Christian Lindner, che non l'ha mai amata, approvata dal cancelliere Olaf Scholz che da Merkel ha ereditato una Germania dipendente dal gas russo e dall'economia cinese. Problemi che non si risolvono nell'arco di una legislatura.
 

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