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Ucraina, l'esperto israeliano: "Mosca ha una sola possibilità", come finirà la guerra

Maurizio Stefanini
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Israeliano esperto di sicurezza, antiterrorismo militare e strategia militare, Lion Udler aprì un canale Telegram per venire incontro alle richieste di «20-30 amici» che sapendolo bene informato gli chiedevano di spedire loro «informazioni di quelle che su giornali e tv normalmente non finiscono». Adesso ha oltre 10.000 iscritti, ed è una delle fonti in italiano oggi più frequentate da chi segue gli eventi in Ucraina. Gli abbiano chiesto se Kherson è una svolta decisiva di questa guerra, oppure è solo una tappa.

«Quello che è successo a Kherson è quasi uguale a quello che è successo a Kharkiv. Una tappa di questa guerra, ma non credo decisiva. La differenza è che i russi questa volta hanno preso la decisione giusta».

Però l'effetto psicologico sembra devastante, anche perché Kherson la avevano appena annessa.
«Vero, ed è già la seconda regione che i russi devono lasciare. Basta solo andare un po' sui Social russi per rendersi conto di come per i loro morale sia una grave botta».

Cosa ha permesso agli ucraini di resistere e contrattaccare?
«Ovviamente c'è un grosso ruolo della Nato. L'Ucraina fornisce la manodopera, chi sta combattendo è a tutti gli effetti l'esercito ucraino, ma è la Nato che fornisce all'esercito ucraino l'intelligence per via satellitare; gli dice dove si trovano le truppe russe e le forze speciali, i magazzini, i depositi di armi e di munizioni; gli consegna armamenti, alcuni anche moderni come gli Himars; decide la strategia che gli ucraini devono implementare sul terreno. $ evidente che l'esercito ucraino da solo non ce l'avrebbe fatta».

Però all'inizio sembrava che neanche la Nato agli ucraini desse troppe chances. Che è successo?
«Penso che la Nato abbia volto evitare di ripetere gli errori fatti in Afghanistan, dove si sono investiti miliardi per addestrare e armare un esercito di 300.000 soldati afghani che però al momento del ritiro della stessa Nato ha lasciato andare al potere i Taleban praticamente senza combattere. Già prima della guerra la Nato aveva spedito agli ucraini qualcosa, soprattutto missili anticarro. Man mano che l'esercito ucraino ha mostrato che non crollava come quello afghano ma sapena combattere e resistere l'aiuto è stato aumentato».

C'è però una diffusa sensazione che le armi vengano date col contagocce per paura che una disfatta russa troppo clamorosa determini a Mosca un vuoto di potere pericoloso.
«Questa è una guerra che sta andando avanti da nove mesi e teoricamente potrebbe andare avanti così fin quando ci sono gli armamenti. Ma sia la Russia che la Nato non vogliono andare avanti così per troppo tempo, e a un certo punto dovranno arrivare a una qualche soluzione diplomatica che vada bene ai russi come agli ucraini e alla Nato. Ovviamente, per ora è difficile ipotizzare quale potrebbe essere. Però condivido questa visione. L'obiettivo della Nato non può essere quello di umiliare la Russia, ma non può neanche permettere che la Russia lanci altrri sfde del genere». 

Quindi questa guerra la vinceranno gli ucraini...
«Difficile dirlo. Una guerra si sa quando e come inizia, ma non si sa mai come e quando finirà. C'è anche da dire: vincere che cosa? Qual è l'obiettivo che si è posta ad esempio la Russia? Non lo sappiamo esattamente. Anche l'Ucraina e la Nato non hanno mai detto qual è esattamente il loro obiettivo. È possibile che questa guerra finirà con il dubbio di chi veramente la abbia vinta». 

Ma sono ancora possibili ritorni offensivi russi?
«È evidente che i russi stanno finendo certi armamenti. Vediamo ad esempio i missili Iskander, che hanno usato moltissimo all'inizio della guerra, ormai non li utilizzano più da due o tre mesi, e invece sono stati costretti a comprare doni dall'Iran. Difficile dunque ipotizzare che possano davvero, ad esempio, provare a riconquistare Kherson, come hanno detto». 

Sono anche a corto di uomini?
«Quello no, perché di recente avevano reclutato almeno 300.000 soldati. È vero che hanno avuto dei grossi problemi logistici, quasi a livello di barzelletta. Però un po' di giovani li hanno comunque arruolati, alcuni con esperienza di guerra in Siria. Il punto, però, è che i russi non riescono a mantenere il territorio conquistato. Hanno dimostrato di essere capaci di conquistare cinque regioni, ma ne hanno poi perse due, perché non sono stati in grado di difenderle dai continui attacchi degli ucraini. È importante per un Paese, prima di invaderne un altro, poter contare sulla possibilità militare di difendere i territori conquistati. I russi non riescono a farlo».

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