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Vladimir Putin, gioco sporco in Camerun e Mali contro l'Italia

Vladimir Putin

Antonio Rapisarda
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Dopo le parole di Guido Crosetto sul coinvolgimento del gruppo Wagner nella “nuova” crisi dei migranti il caso è pronto a sbarcare al Copasir. Il Pd, da parte sua, ha già annunciato un’interrogazione al premier Meloni (che interverrà oggi per il suo primo question time) e al ministro della Difesa sul legame tra gli arrivi e la strategia destabilizzatrice dei combattenti del gruppo mercenario russo. Lo sfruttamento delle partenze di migliaia di disperati come elemento di guerra ibrida – tesi sostenuta su Libero nei giorni scorsi dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo e avvalorata nelle ore successive dai ministri Crosetto e Tajani – è una traccia sedimentata.

A confermarlo è proprio l’ex presidente del Copasir Adolfo Urso: «Sulla Wagner mi stupisco che ci si stupisca», ha spiegato l’attuale ministro delle Imprese citando il report di Palazzo San Macuto che già nel 2021 poneva l’accento sull’attivismo dei mercenari guidati da Evgenij Prigožin «in buona parte dei Paesi del Sahel». Quasi una strategia di accerchiamento russo ai danni dell’Europa, ricorda il titolare del Made in Italy, tesa oggi come allora «a controllare i Paesi in cui vi era il flusso di immigrazione che poi si realizzava nel nostro Mediterraneo». Guardando agli ultimi fatti, gli addetti ai lavori fanno notare alcune «strane coincidenze» che sembrano andare nella direzione ventilata dai massimi esponenti dell’esecutivo. Il numero cerchiato in rosso, frutto di una somma algebrica, è 1.917. Si tratta degli arrivi in Italia di migranti dal Mali, dal Burkina Faso e dal Camerun. Tre dei Paesi (fra cui il Mali che, con l’Eritrea, ha votato contro la risoluzione di condanna dell’Onu dell’aggressione russa) dove il gruppo Wagner vanta una presenza preoccupante.

ALLARME DEI SERVIZI
Proprio da queste nazioni si è registrato un incremento evidente delle partenze da inizio 2023. Si è passati, infatti, dai 131 arrivi complessivi del 2022 (riferendosi ai primi dieci Paesi per arrivi) ai quasi 2mila di adesso. «Solo una coincidenza?», si chiedono alcuni componenti della maggioranza a cui non sfuggono i numeri indicati dal cruscotto del Viminale. Sull’allarme “esodo” lanciato dai servizi, e l’ipotesi che in questo scenario i paramilitari putiniani giochino un ruolo, il Copasir comunque è pronto a fare ulteriore chiarezza. «Mi sembra evidente che una cosa del genere debba essere approfondita», ha affermato uno dei suoi membri, il leghista Claudio Borghi. Il Pd, nonostante l’interrogazione parlamentare avanzata, continua invece ad attaccare il governo.

L’ex ministro Andrea Orlando ad esempio, grande elettore di Elly Schlein, non sembra prendere seriamente la minaccia: «Fino al 26 Settembre, sostituzione etnica. Dal 27, brigata Wagner...». Ma non tutte le opposizioni si accodano alla vulgata dem. C’è chi, come Ettore Rosato, non sottovaluta il problema. Secondo il segretario del Copasir e membro di Iv «Crosetto ha ragione quando dice che Wagner lavora per gli interessi russi. Destabilizzare in Europa incrementando i flussi di immigrazione clandestina è in questa logica». Una tesi che però non convince uno dei vertici di Bruxelles, quale è la vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas: «Cosa causa la migrazione è il fatto che in Paesi di origine e di transito è necessario costruire le condizioni per una vita migliore ed evitare che le persone affidino la propria vita ai trafficanti. Wagner o no», ha affermato, «questo è qualcosa di accessorio».

IL RUOLO DELLA NATO
Anche da queste parole si comprende come il governo italiano – che ha registrato le importanti aperture di Ursula von der Leyen e Charles Michel – è chiamato a stanare le concrete intenzioni dei partner al prossimo Consiglio europeo. «È chiaro che non può essere l'Italia ad affrontare da sola un fenomeno del genere», ha rilanciato il vicepremier Matteo Salvini chiamando in causa la comunità internazionale, l’Europa e anche la Nato. Rilievi che confermano come la soluzione al problema migranti non possa passare solo dalla difesa dei confini esterni dell’Ue. Per questo motivo Roma sta lavorando ad una proposta: una missione di stabilizzazione “europea” nei Paesi africani più esposti al drammatico fenomeno delle partenze. Un intervento a caratura Ue sul quale potrebbe non essere secondario il ruolo della Nato. Il modello allo studio sarebbe quello della Forza multinazionale impegnata nella stabilizzazione dell’Albania: missione avviata nel 1997. 

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