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Taiwan, si muove il Giappone: schierati aerei da combattimento

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Si muove anche il Giappone. Tokyo ha annunciato di aver mobilitato aerei da combattimento negli ultimi giorni a causa delle imponenti manovre aeree navali militari cinesi intorno all'isola di Taiwan. Lo stato maggiore giapponese ha fatto sapere di aver osservato da venerdì 7 aprile la portaerei Shandong e diverse altre navi da guerra cinesi in un’area compresa tra 230 e 430 chilometri a sud dell’isola nipponica di Miyako.

"Circa 120 decolli e atterraggi" sono stati confermati sulla portaerei Shandong, di cui 80 aerei da combattimento e 40 elicotteri, secondo Tokyo, che ha mobilitato due gruppi di scorta per la missione di sorveglianza e ha dispiegato "aerei da combattimento della forza aerea di autodifesa".

Stamattina 10 aprile peraltro, l’esercito cinese ha simulato il blocco di Taiwan nel corso di un'altra esercitazione su larga scala. L’emittente statale Cctv ha affermato che le esercitazioni stanno "simulando il blocco congiunto" di Taiwan, nonché "ondate di attacchi simulati" su obiettivi importanti dell’isola. L’Esercito popolare di liberazione cinese, Pla, ha riferito che, per la prima volta, è stata impiegata anche la portaerei Shandong. Il Pla ha, inoltre, mostrato un video di un jet da combattimento che decollava dal ponte della nave, secondo un post del comando orientale del Pla su Weibo, la piattaforma di social media.

A far crescere la tensione nell'area anche la presenza di un cacciatorpediniere della marina militare degli Stati Uniti che ha solcato questa mattina le acque del Mar cinese meridionale, il quadrante nel quale la Cina - che ne rivendica la sovranità - effettua l’ultimo dei tre giorni di ampie esercitazioni militari. Si è trattato di una missione sui "diritti e le libertà di navigazione", riferisce comando della Settima flotta secondo cui lo Uss Milius si è mosso non lontano dalla base militare costruita sulla scogliera di Mischief Reef: «"Queste operazioni dimostrano che gli Stati Uniti voleranno, navigheranno e opereranno ovunque il diritto internazionale lo consenta, indipendentemente dal luogo in cui oggetto si rivendicazioni marittime e indipendentemente dagli eventi attuali", si legge nel comunicato.

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