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Adolf Hitler, carte russe sulle sue ultime ore: la rivelazione e il sospetto

Daniel Mosseri
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Ultime notizie da Mosca sulla morte di Adolf Hitler. È la Ria Novosti, agenzia russa di proprietà pubblica a battere nuove veline sulla fine dell’autocrate nazista. La storia del mostro che dopo aver distrutto l’Europa si toglie la vita in un bunker assieme alla sua fiamma è ben presente nei libri di storia e nella memoria collettiva. Il Führer si uccise in rifugio nella centralissima Wilhelmstrasse, poco distante dalla porta di Brandeburgo. Il bunker era stato allestito nel 1940 – per proteggere il Führer da possibili bombardamenti britannici – ma poi i lavori di ampliamento erano proseguiti fino al 1944: Hitler vi si nascose quando la sconfitta era ormai inevitabile. La data del suicidio indicata dagli storici è il 30 aprile 1945, esattamente 78 anni fa. Non stupisce che la Ria abbia scelto la vigilia per diffondere alcuni dettagli sul suicidio.

MOSSA SOSPETTA
Stupisce tuttavia che la fonte dell’agenzia russa non sia qualche polveroso accademico incappato in un archivio dimenticato ma il Servizio di sicurezza federale (Fsb), discendente diretto del famigerato Kgb di sovietica memoria. In un paese come la Russia in cui il governo tiene tutte le agenzie dello stato a briglie molto strette, l’Fsb non si mette a far circolare notizie sulla morte di Hitler per iniziativa di qualche ufficio per la storia contemporanea.

Men che mai nella Russia di Vladimir Putin: prima di diventare primo ministro (nel 1999) e poi capo dello stato (nel 2012), Vladimir Vladimirovic fece carriera proprio nel Kgb, fra il 1975 e il 1990. Di lui si sa che faceva “l’interprete” a Dresda, nella Ddr, da cui la sua facilità di dialogo con l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, che invece parla bene la lingua di Tolstoj. Oggi poi che la Federazione Russa è di fatto in guerra con la confinante Ucraina, quest’uscita della Ria Novosti imboccata dai servizi russi va letta con attenzione ma va anche presa cum grano salis, come dicevano i latini.

I dettagli sulla fine di Hitler, scrive la Ria, sarebbero stati raccolti non a Berlino main Russia. A trascriverli sarebbe stato tale Artur Schwarz, indicato come ex comandante del reggimento mortai, che fu arrestato nel gennaio 1943 e che fu detenuto a Mosca nella stessa cella dell'aiutante personale del Fuhrer, Otto Günsche. Su Günsche la letteratura non manca. Il robusto aiutante di campo di Hitler – era alto 1,90 mt – fu effettivamente arrestato e tradotto in Russia dai sovietici che gli inflissero dieci annidi bagno penale in Siberia. Günsche fu anche rinchiuso in Germania est ma nel 1958 fu liberato nel quadro di uno scambio di prigionieri est-ovest voluto dal cancelliere Konrad Adenauer. Durante la sua permanenza coatta sotto due regimi comunisti, Günsche fu lungamente ascoltato e intervistato sugli ultimi giorni di Hitler.

Il racconto fornito dalla Ria dovrà dunque essere verificato alla luce delle ricerche storiche condotte in passato. Secondo le presunte confidenze dell’aiutante di campo «fino alle 13 Hitler dormiva, poi faceva colazione e faceva telefonate, teneva incontri sulla situazione al fronte». Sarà stata la mancanza di luce naturale, ma gli orari descritti sono tutti spostati in avanti. «Alle 21-22 cenava, poi riposava fino alla mezzanotte. Alle 2 riprendevano le discussioni sulla situazione al fronte (solitamente alla presenza di un ufficiale dello Stato maggiore), che proseguivano fino alle 4 del mattino. Poi Hitler beveva il tè e lavorava fino alle sette», si legge ancora nelle memorie di Schwartz.

Il racconto prosegue poi con una valutazione sulla salute mentale del leader nazista: «Negli ultimi tempi Hitler si comportava in modo da far pensare che il suo equilibrio mentale si fosse completamente rotto». Ad inquietarlo in particolare «la notizia che non era possibile sfondare l'assedio intorno a Berlino», ma anche il telegramma che ricevette da Hermann Göring: certo di essere in migliori condizioni di negoziare la resa con gli Alleati, il numero due del regime chiese al Führer di cedergli il potere. Anche la notizia che Heinrich Himmler avessi approcciato il nemico lo fece impazzire del tutto. Nel racconto della Ria, Günsche avrebbe riferito che Hitler non voleva in nessun caso essere catturato, «né vivo, né morto», e che per questo motivo «intendeva suicidarsi». Di questi piani, però, «solo la sua cerchia più ristretta era al corrente». I racconti di Günsche spiegano inoltre che Hitler, secondo il suo aiutante personale, aveva deciso di sposare Eva Braun all'ultimo momento solo per suicidarsi con lei. Lei morì avvelenata dal cianuro, lui si sparò alla testa, e Günsche si occupò di bruciare i loro resti. Oggi lo ricorda il regime russo, lo stesso che in queste ore nei bunker fa scappare i civili ucraini, il cui governo Mosca accusa di nazismo.

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