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Francia, i bianchi-chic si fanno insultare dai neri: l'ultima moda

Mauro Zanon
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Il Festival di Avignone è la manifestazione teatrale più importante di Francia. Fondato nel 1947 dal regista, attore e direttore di teatro Jean Vilar, si svolge ogni anno nel mese di luglio ed è composto da due parti: la sezione In e la sezione Off. La prima è organizzata da un’associazione non profit il cui consiglio di amministrazione è composto dallo Stato francese, la città di Avignone, il dipartimento del Vaucluse, la Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra e un direttivo di sette personaggi pubblici competenti in materia di teatro. Alcuni spettacoli del Festival In si svolgono nel cortile d’onore del Palazzo dei Papi, luogo di residenza del papato durante la cattività avignonese nel Trecento. La sezione Off, invece, è gestita da un’organizzazione non profit composta principalmente da compagnie teatrali e invade strade e piazze in tutta la città durante l’intera durata della kermesse.

PROVOCAZIONI
Il Festival di Avignone, negli ultimi anni, è finito spesso al centro della cronaca in ragione del vulcanico ex direttore, Olivier Py, un habitué della provocazione, che nel 2014 minacciò di abbandonare il suo ruolo nel caso in cui alle elezioni comunali avesse vinto il candidato sindaco del Front national Philippe Lottiaux. Da quest’anno, 77esima edizione, il direttore è il portoghese Tiago Rodrigues, e la situazione, come denunciato gli spettatori, è degenerata. Nel quadro della sezione In è stata infatti scelta una pièce diretta dalla femminista di origini martinichesi Rébecca Chaillon e intitolata “Carte noire nommée désir”, che ha oltrepassato ogni limite di decenza, dove dei bambolotti bianchi vengono infilzati da otto attrici nere, e dove queste ultime aggrediscono gli spettatori bianchi presenti tra il pubblico dando loro dei «fascisti», «razzisti» e «colonizzatori». Questa è la presentazione della pièce sul sito del festival: «Otto donne sul palco. Sono artiste e di colore. Ci guardano prima di parlare e, con la massima sincerità, ci raccontano la loro vita in una serie di numeri usciti da un racconto afro-futurista. Il loro tema? La figura della donna nera come oggetto di fantasia. Un’immagine lontana dalla loro vita quotidiana in una società francese che permette loro di essere solo al servizio degli altri. Insieme, in un caos gioioso, costruiscono uno spettacolo di verità che manda magistralmente in frantumi l’immaginario coloniale e la sua scia di cliché. Cliché che sono tenaci, razzisti, sessisti...». E ancora: «Dalla danza frenetica alle acrobazie aeree o a una frenetica sessione di twerking, Rébecca Chaillon, regista, autrice e performer afro-militante nera nata a Montreuil, ha scelto un registro completamente diverso per scuotere i nostri punti di riferimento: umorismo barocco, appropriazione indebita carnevalesca e, soprattutto, sorellanza». Prima dell’inizio dello spettacolo, andato in scena per la prima volta lo scorso 20 luglio nella palestra del liceo avignonese Aubanel, le attrici hanno separato gli spettatori in base al colore della pelle: le donne nere sono state invitate a sedersi su dei divanetti Vip per assistere alla pièce, mentre i bianchi sono stati fatti accomodare su dei semplici gradini.

 


IL RACCONTO
Una giornalista del magazine di centrosinistra Franc-Tireur ha raccontato l’esperienza in prima persona: lei, Mina Boto, in quanto nera, ha avuto accesso allo spazio vip. «Lo spettacolo instaura le ingiustizie che dovrebbe denunciare, fino a quando non si verifica l’incidente. Durante una scena volta a dimostrare il “privilegio bianco”, le attrici nere avanzano verso i gradini dei bianchi per “rubare” i loro zaini e le loro borse. Quando uno si rifiuta di dare il suo, si fa fischiare, urlare, trattare da colonizzatore. Un vero linciaggio. Un vigile (dispiaciuto) viene chiamato per farlo allontanare», ha riportato la giornalista di Franc-Tireur. Alcuni spettatori hanno espresso il loro sdegno dinanzi alle attrici, mostrando anche il dito medio durante la performance e urlando “On est chez nous” (siamo a casa nostra). Ma molti altri sono stati contenti di farsi insultare in quanto bianchi, di essere trattati da razzisti, hanno applaudito e gridato a più riprese «on t’aime Rébecca», ti amiamo Rébecca. Tiago Rodriges, chiamato a reagire alle polemiche, ha denunciato «i gesti violenti e razzisti» di una parte del pubblico (bianco) presente. Lo spettacolo, durato 2 ore e 45, verrà ripreso a Parigi a partire dal 28 novembre al théâtre de l’Odéon, uno dei teatri più prestigiosi della capitale francese.

 

 

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