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Tobias Piller: "Germania in crisi? Tutte le colpe della Bce"

Francesco Specchia
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«Sì, sì Deutschland über alles, ‘sta cippa!». Mentre, dalle parti della maggioranza, si leva l’inelegante commento alla crisi dell’economia tedesca in scivolata verso la recessione vera, Tobias Piller in quella crisi s’addentra come uno speleologo. Piller, oggi stanziale a Francoforte, è stato per molti anni autorevole corrispondente economico in Italia del Frankfurter Allgemeine Zeitung: è un collega dall’onestà ai limiti dell’urticante. Disegna analisi politiche con spirito oserei - hegeliano...

Caro Tobias, il mondo sembra rovesciato: per il Fmi la Germania sarà l’unico Paese avanzato in contrazione nel 2023 (dopo la recessione tecnica). Il “grande malato d’Europa secondo l’Economist. Come l’avete presa, anche psicologicamente dopo esser stati, per decenni, la “grande locomotiva”?
«La Germania si trova in una grande discussione sul proprio futuro economico, e gira la parola “deindustrializzazione”. Bisogna mettere le cose in prospettiva. Se mettiamo il Pil di 2007 a 100%, la Germania fino a fine 2022 aveva una crescita reale a 116%; l’Italia stava a circa 97%. Nel 2003 la Germania era veramente il malato d’Europa. Ma da allora, con grandi sacrifici come tagli forti delle prestazioni sociali e abolizione della tredicesima per il servizio pubblico, aveva ripreso a crescere ed ha creato 5,5 milioni di posti di lavoro in più».

Ok, non l’avete presa benissimo. Non ho ancora capito i reali motivi della crisi. L’inflazione? La sfiducia delle imprese come dice l’Ifo (-1,7 punti)? Il calo della manifattura?
«C’è una miriade di ragioni. L’inflazione: non solo per i prezzi dell’energia e la guerra, ma anche perché in passato la Bce ha avuto una politica espansiva per troppo tempo, e adesso ha dovuto reagire in modo drastico. Prima, chi aveva 1.500 euro al mese, per pagare un mutuo, prendeva 700.000 euro dalla banca, adesso solo la metà».

 

 

Mettiamoci pure i disastri dell’immobiliare e dell’automotive...
«Certo, il settore dell’edilizia sta crollando. I consumi si sono abbassati per causa dell’inflazione. I prezzi dell’energia sono così alti che la chimica è in crisi. Il mercato dell’auto va verso una crisi, perché la transizione verso l’elettrico non va come programmato. Materie prime e fabbriche di batterie europee mancano ancora. Ci sono prezzi sovvenzionati dalla Cina e sussidi forti per nuove fabbriche negli StatiUniti. A questo punto, l’industria dell’auto conferma i programmi per investimenti, ma vorrà investire soprattutto all’estero».

A proposito d’inflazione. Gli alti tassi d’interesse della Bce sono dannosi o no? L’approccio della Lagarde è quello giusto per combattere l’inflazione o strozza la capacità di spesa dei cittadini?
«Gli interessi alti adesso sono il prezzo da pagare per la politica eccessiva della Bce del passato, l’acquisto per troppo tempo di titoli di Stato, i tassi d’interesse zero troppo a lungo. Così la Bce ha danneggiato due volte i pensionandi tedeschi. Loro non hanno pensioni alte come in Italia, in media meno del 50% dell’ultimo stipendio dopo 40 annidi contributi. Erano costretti a fare investimenti, per esempio in polizze vita. Ma non rendevano per la politica di interessi zero. Adesso i risparmi e le piccole pensioni aziendali sono svalutati dalla inflazione. Meno male che la destra estrema non ha ancora scoperto questo tema».

Temete la destra estrema per le prossime elezioni Europee? Paura che un nuovo asse Ppe-conservatori-liberali possa inglobare anche l’Adf?
«Una Cdu non farà mai parte di una alleanza con quel partito sempre più estremo di destra, Alternative für Deutschland. Che vuole anche abolire la Ue. Spero che l’Europa porti meno polemiche, più successi, per togliere acqua alla destra estrema».

Per alcuni - Libero compreso, con Pietro Senaldi- l’economia tedesca è in crisi per “difetto d’europeismo”. All’inizio perché aveva bisogno di una valuta più debole del marco diventato ostacolo alle esportazioni; poi per la faccenda del surplus commerciale eccessivo (va bene che non si può programmare, ma la violazione c’è stata); poi col record di aiuti di Stato. Rispondi senza alterarti.
«La Germania non aveva bisogno dell’euro per una svalutazione della moneta. La storia dell’economia tedesca prima dell’euro è caratterizzata da costanti rivalutazioni del marco; e questo non ha fatto male, era una frusta per rendere sempre innovativa l’industria e per orientarsi sempre verso prodotti da valore aggiunto, senza il fuoco di paglia delle svalutazioni. La scelta per l’euro, portata avanti dall’allora cancelliere Kohl, era da un lato una condizione francese per l’unificazione, dall’altro una scelta convinta dell’europeista Kohl».

 

 

Ti stai alterando.
«Be’, certamente, dopotutto è diventato un mercato europeo unico. Tutti devono essere competitivi, e non ha senso neanche in Italia accusare la Lombardia di esportare troppo verso le regioni del Sud. Intanto, nota che un’auto esportata dalla Germania viene messa tutta in conto come entrata di export della Germania, anche se tanti pezzi importanti vengono dall’Italia».

Scusa se insito. Ma da un lato la Germania fa richiesta di più austerità, dall’altro fa incetta di aiuti di Stato (per esempio il prestito agevolato a ThyssenKrupp per la decarbonizzazione, 40 milioni, più 3 miliardi per pannelli, batterie, ecc alla piccole medie imprese). Non c’è nulla di illegittimo, ma non è ipocrita?
«La Germania non ha mai propagato l’austerità in sé stessa, ma ha combattuto le strategie deleterie dei politici italiani, che dicevano - sbagliando- che più deficit era una strada per creare più crescita; e poi usavano il deficit per regali elettorali alla propria clientela».

Non hai tutti i torti, sulle spese pazze. Anche se alcuni economisti parlano di “economia tedesca drogata dai sussidi”.
«In Germania, sì, ci sono stati anni di deficit zero, perché l’occupazione in forte crescita portava una crescita forte delle entrate, più forte della possibilità che avevano politici spendaccioni di fare deficit tutto e subito. Se nel momento del Covid, c’era l’accordo nell’Ue di allentare le regole per i sussidi, la Germania aveva più capacità di spesa. Ma aveva solo fatto un accantonamento di quei 200 miliardi. Voleva spendere metà per sussidi al prezzo dell’energia (per le aziende solo per un sussidio per il 70% del consumo, per forzarle comunque a risparmiare energia), ma non ha speso neanche quelli. Ci sono ancora regole per i sussidi, e mi sembra che l’Ue li controlli con severità di fronte alla Germania, e qui non permetterebbe casi come Alitalia o Monte dei Paschi».

Tu ha criticato molto i governi italiani, ultimo quello di Conte, e gli imputavi di non aver agganciato la ripresa. Ma oggi l’indice di performance dell’Italia ha superato la media Ue, e per un po’ ha superato la Germania nella classifica manifatturiera. Che giudizio ne dai?
«L’Italia già col nome del Paese è un brand premium, e potrebbe sfruttare questo potenziale molto di più. Bisogna vedere se gli indicatori attuali sono un segnale per un ritorno dell’imprenditorialità o un riposizionamento dell’Italia sul mercato turistico. Al momento, non ci sono tanti dati che raccontano di una svolta».

Be’, oddio. Ti potrei citare le proiezioni Ocse su Pil, lo spread che cala, l’occupazione che sale, l’inflazione che si abbassa, i titoli di Stato nostri che vanno a ruba. Ma tant’è. Come si sta comportando Giorgia Meloni?
«Il Primo Ministro Meloni sembra abbastanza pragmatica, e per questa ragione tante critiche, basate su critiche generali ai partiti di destra, non hanno molta ragione. Certamente, con lo sguardo all’economia, mi augurerei politiche per cambiamenti forti e riforme più fondamentali. Mentre al momento, la politica romana sembra caratterizzata da piccoli discussioni e cabotaggi tra i componenti della coalizione di Governo».

Cosa ne pensi del “piano Mattei”, il Patto con Tunisi utile anche per regolare i flussi migratori?
«Tutto quello che può essere fatto per regolare il flusso dei migranti può aiutare l’Europa. Soprattutto se si agisce insieme. Certamente, quei migranti che arrivano, devono anche trovare un sistema di accoglienza in Italia, e non essere semplicemente mandati avanti. Per quest’anno, le richieste di asilo in Germania sono più del doppio del numero in Italia».

Eri un tifoso della Merkel. Stavate meglio quando c’era lei? Scholz non sembra un gigante...
«L’era di Angela Merkel sembra molto lontana. Da allora, l’assalto russo all’Ucraina e la virulenza della discussione sul clima ha portato ad una rideterminazione di politiche che prima erano impensabili. Merkel mostrava tante volte titubanza. Scholz era stato eletto perché sembrava mostrare il comportamento più merkeliano tra i candidati. È ancora più titubante, anche se si litiga nella coalizione, si mostra poco in pubblico, ed evita di dare risposte chiare. Sempre di più si interpreta questo comportamento come mancanza di leadership».

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